Condannati per reati contro la Pa possono dirigere società partecipate. Paradosso da correggere, approvata legge-voto M5S all’Ars

“Chiunque sia stato condannato per reati contro la Pubblica amministrazione non può avere incarichi dirigenziali nelle società partecipate, ma può incredibilmente ricoprire incarichi di vertice. Si tratta di un paradosso del Dlgs 39/2013 (che prevede i casi di inconferibilità di incarichi di vertice presso gli enti privati a controllo pubblico) sul quale bisogna intervenire il prima possibile e oggi il parlamento siciliano, grazie alla spinta del M5S, ha fatto il primo passo”: lo ha dichiarato Gianina Ciancio, deputata regionale del Movimento 5 Stelle, dopo l’approvazione di oggi in aula del testo che ha l’obiettivo di mettere ordine nella normativa nazionale.

 

“Siamo partiti dal caso Acoset – riferisce Ciancio – l’azienda privata partecipata che gestisce l’approvvigionamento idrico di 20 comuni etnei, alla cui direzione generale, nel gennaio del 2013 fu individuato un soggetto condannato per abuso d’ufficio e interdetto quindi dai pubblici uffici”.

 

Dopo diversi atti ispettivi, presentati al parlamento nazionale e a quello regionale da parte del Movimento 5 Stelle, e dopo le denunce di alcuni privati cittadini, tra cui anche qualche dipendente della stessa società, fu interpellata anche l’Anac (Autorità nazionale anticorruzione), presieduta dal magistrato Raffaele Cantone.

 

“Cantone – ricostruisce Ciancio – allargò le braccia davanti a tali denunce, in quanto quel dirigente non poteva essere toccato, visto che il decreto sulle inconferibilità sanziona incredibilmente soltanto i dirigenti di livello medio, ma non i dirigenti di vertice. L’Anac, tuttavia, si spinse oltre, dichiarando apertamente illogica la norma ‘incriminata’. Adesso spetta a deputati e senatori prendere atto di una norma di tre sole parole che l’Ars ha appena approvato. Abbiamo già avviato delle interlocuzioni con i nostri rappresentanti a Roma perché il provvedimento diventi quanto prima legge dello Stato”.