Con l’aumento dell’Iva il Pil si ferma

Secondo le stime di Confcommercio, diffuse in occasione del convegno “Meno tasse per crescere”, l’aumento dell’Iva rappresenta “un grave pericolo, sottovalutato”: il Pil 2019, infatti, calerebbe a +0,6%, i consumi a +0,3% mentre l’inflazione potrebbe salire fino a +2,6%.

Se dovesse scattare l’aumento dell’Iva da gennaio 2019 il Pil frenerebbe allo 0,6% facendo schizzare i prezzi al consumo al 2,2-2,6% e impattando sui consumi che frenerebbero allo 0,3%. E’ quanto emerge da un’analisi dell’ufficio studi di Confcommercio sull’andamento e sulle prospettive economiche alla luce delle misure della legge di bilancio presentata in occasione del convegno “Meno tasse per crescere” che si è tenuto a Roma nella sede confederale.

L’aumento dell’imposta sarebbe “un grave pericolo, sottovalutato”, spiega Confcommercio che comporterebbe una variazione dello 0,4% sul Pil che invece di attestarsi all’1% si fermerebbe appunto allo 0,6. Con l’inserimento in manovra della riforma Fornero, della mini flat tax, del reddito di cittadinanza, di una maggiore spesa per interessi, della pace fiscale e delle spese non differibili, il rapporto deficit Pil salirebbe al 2,8%.

Secondo il calcolo dell’ufficio studi, nella vecchia legge di bilancio si ha una variazione del Pil 2018 e 2019 a 1,5% e 1,5%, ma secondo Confcommercio “la realta’ implica che un deficit a 0,9% non è più verosimile” e “parte degli spazi di flessibilità per il 2019 sono già stati consumati”. In particolare, la riforma della Fornero costerebbe 5 miliardi, la mini flat tax altri 5 e la fase uno del reddito di cittadinanza ancora 5 miliardi; la maggiore spesa per interessi vale 2,2 miliardi per un totale di 17,2 mld. La pace fiscale, che non impatta sul saldo strutturale, avrebbe un costo di altri 5 miliardi di euro. Se a queste spese – che rappresentano il 2,6% del rapporto deficit/Pil – si aggiungono 2 decimi di punto di Pil di spese non differibili (come ad esempio le missioni militari) la proiezione possibile di indebitamento/Pil sarebbe del 2,8%.Confcommercio stima un rallentamento del ciclo economico, rivedendo al ribasso le stime sul Pil, e crede “possibile un terzo trimestre 2018 a +0,8% tendenziale (da 1,7% nel terzo trimestre 2017 e +1,2% nel secondo trimestre 2018).

E’ quanto emerge da un’analisi dell’ufficio studi di Confcommercio sull’andamento e sulle prospettive economiche alla luce delle misure della legge di bilancio. Il Pil nel 2018 frenerebbe all’1,1% nel 2018 e all’1% nel 2019. Un rallentamento che si rifletterebbe anche sui consumi, che si attesterebbero allo 0,9% nel 2018 e allo 0,8% nel 2019.