Clima: +3 gradi in marzo pazzo, l’Italia fiorisce

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Mai cosi pazzo il mese di marzo con temperature minime e massime superiori di tre gradi rispetto alla media che hanno fatto esplodere una del tutto insolita contemporanea fioritura delle diverse specie di piante, mentre nei prati sono arrivate in forte anticipo primule viole e margherite. E’ quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti sulla base dei dati Ucea relativi alla prima decade con l’innalzamento della colonnina di mercurio che ha fatto sbocciare i fiori in anticipo rispetto all’arrivo della primavera astronomica.

Le anomalie hanno riguardato tutte le regioni della Penisola con temperature massime superiori alla media addirittura di 5,1 gradi in Emilia, di 3,8 gradi in Trentino, di 3,7 gradi in Veneto, di 3,6 gradi in Friuli come in Toscana, di 3,4 gradi in Sardegna, di 3,3 gradi nelle Marche d 3 gradi in Sicilia, secondo l’analisi Coldiretti su dati Ucea.
Il risultato e che se in Sicilia i mandorli sono sbocciati una settimana prima in Romagna per gli albicocchi – sottolinea la Coldiretti – si registra una accelerazione di ben quindici giorni. Una spettacolo che rende pero’ ora le piante  particolarmente vulnerabili ad un eventuale ritorno del maltempo che potrebbe colpire con temporali violenti e grandinate che pregiudicano i raccolti.
A preoccupare soprattutto al nord è anche una storica siccità un inverno asciutto segnato da precipitazioni dimezzate (-50% al nord  rispetto alla media), che hanno lasciato a secco fiumi, laghi, invasi, terreni e senza neve le montagne, nel momento in cui l’acqua è essenziale per l’irrigazione delle coltivazioni, secondo una analisi della Coldiretti sulla base degli ultimi dati Isac/Cnr.
Non sono previste peraltro precipitazioni significative nel mese di marzo che possano cambiare la situazione che allo stato attuale al nord – rileva la Coldiretti – è peggiore di quella del 2017 che ha creato difficoltà anche per gli usi civili nei centri urbani ed è costata 2 miliardi di euro in danni all’agricoltura a causa della siccità che ha tagliato i raccolti delle principali produzioni, dagli ortaggi alla frutta fino ai cereali, ma anche i vigneti ed il fieno per l’alimentazione degli animali per la produzione di latte.
Sul Po in magra sembra piena estate con il livello idrometrico al Ponte della Becca è di -2,83 metri, come nell’ agosto scorso, ma anomalie si vedono anche nei grandi laghi che hanno percentuali di riempimento che vanno dall’8% del lago di Como al 16% dell’Iseo fino al 29% del Maggiore secondo l’ultimo monitoraggio della Coldiretti. Il maltempo è atteso come manna dagli agricoltori soprattutto al nord dove in molte zone non piove da mesi ma per essere di sollievo la pioggia deve durare a lungo, cadere in maniera costante e non troppo intensa, mentre i forti temporali, soprattutto con precipitazioni violente provocano danni poiché  – spiega la Coldiretti – i terreni non riescono ad assorbire l’acqua che cade violentemente e tende ad allontanarsi per scorrimento con gravi rischi per l’erosione del suolo.
Le riserve idriche – precisa la Coldiretti – sono necessarie nei campi per i prossimi mesi quando le colture ne avranno bisogno per crescere.  La finta primavera quest’anno ha provocato uno shock alle coltivazioni ingannate dall’insolito tepore che – precisa la Coldiretti – ha fatto maturare in modo repentino e simultaneo gli ortaggi rendendo impossibile una programmazione scalare della raccolta.
Temperature elevate e siccità sono peraltro un mix esplosivo per gli incendi che hanno colpito duramente quest’anno l’Italia del Nord, con un aumento di oltre 20 volte rispetto allo scorso anno. Nel 2019 nella Penisola sono divampati ben 67 incendi dall’inizio dell’anno con 1.851 ettari bruciati contro gli appena 3 roghi dello stesso periodo del 2018 e 16 ettari devastati, secondo l’analisi della Coldiretti su dati Effis al 14 marzo.