Carceri: Meloni, siamo vicini al record di suicidi

Sebbene nel silenzio mediatico più totale, siamo vicini ad un record di suicidi nelle carceri italiane. Tanto si rappresenta non per fare politica, non per cercare notorietà, non per rimproverare qualcuno di qualcosa, ma semplicemente perché ciò possa essere veramente una occasione per aprire una seria riflessione sul mondo della pena.

 

Proprio i suicidi possono essere l’occasione per fermare un treno che sembra impazzito, possono essere l’occasione per uscire dalla logica del bianco o del nero, ovvero da quella particolare logica dominante, che pretende oggi di vedere solo la sicurezza, minimizzando i diritti umani, ma che ha preteso in passato di privilegiare la dignità e i diritti umani, trascurando le esigenze di sicurezza dei cittadini.

Tra la dignità del detenuto e la sicurezza dei cittadini, non può esistere la logica del bianco o del nero, si tratta, infatti, di diritti che sono entrambi non sacrificabili. Gli episodi criminali, posti in essere da soggetti che in virtù di politiche clemenziali abbiano avuto modo di uscire anticipatamente dal carcere, sono probabilmente la migliore dimostrazione di come non sia possibile ragionare solo di umanità dimenticando la sicurezza.

I suicidi nelle carceri, senza contare poi gli atti di autolesionismo, sono, però, la migliore dimostrazione di come non sia possibile ragionare solo di sicurezza dimenticando l’umanità. I suicidi nelle carceri italiane, questo triste conteggio di morti calcolato nell’anno 2018, siano ora l’occasione per aprire una nuova prospettiva, per aprire delle nuove frontiere per la collettività.

I suicidi nelle carceri italiane, siano l’occasione per promuovere una terza via, una terza via tra chi ritiene che i detenuti debbano marcire in galera buttandosi via le chiavi delle celle e chi ritiene, invece, che agli stessi detenuti debba essere condonata la pena.

I suicidi nelle carceri siano l’occasione per aprire una terza via, una terza via che non sia semplicemente una via di mezzo, ma che sia, invece, uno spazio importante e nuovo, uno spazio fatto soprattutto di normalità, intesa come corretto funzionamento dei diritti, in cui la sicurezza non domini sui diritti umani e in cui i diritti umani non dominino sulla sicurezza, ma le esigenze di umanità e di sicurezza della cittadinanza possano coesistere e svilupparsi rimanendo fissate nel loro rispettivo ambito, senza reciproche invasioni di campo.

Vista la situazione preoccupante che va registrandosi nei nostri penitenziari, da questa piazza virtuale, desideriamo, quindi, rivolgere, in maniera molto rispettosa, un appello alle persone di buona volontà, alle persone di buon senso di questo Paese, perché nel loro agire politico e pubblico si astengano dal cercare degli agevoli consensi sulla pena, e perché possano, anzi, contribuire a creare proprio quelle condizioni utili per una normalizzazione della situazione, ovvero quelle condizioni che consentano una pacifica e armoniosa coesistenza tra diritti, ed in particolare, tra i diritti umani ed il diritto alla sicurezza, inteso come diritto a una esistenza protetta.

Così in una nota, Giuseppe Maria Meloni, portavoce dell’iniziativa denominata Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.