Arresti mafia Nebrodi. Corrao M5S: Questione che denunciamo da anni

Alla Guardia di Finanza e alla DIA, protagonisti di questa difficilissima indagine, va il mio plauso e la mia riconoscenza, per aver condotto con professionalità  e rigore un’attività di indagine che rimarrà per sempre nella storia della lotta della mafia rurale e che spero si possa allargare a tutti i casi ancora irrisolti in Sicilia. Ma il mio pensiero va anche ai tanti agricoltori che hanno subito violenze e intimidazioni e agli uomini delle istituzioni, come il Sindaco di Troina, Fabio Venezia, che per primo ha intuito la portata di questo fenomeno devastante e ha denunciato, anche a scapito della propria sicurezza personale”.

 

A dichiararlo è l’eurodeputato del Movimento 5 Stelle, Ignazio Corrao che rilancia le sue denunce su mafia dei pascoli e corruzione su utilizzo dei fondi europei.

“Vi ricordate la mia denuncia in plenaria al Parlamento Europeo in cui denunciavo che i fondi UE per l’agricoltura erano finiti nelle mani della criminalità organizzata? Oggi – spiega Corrao – è stata finalmente portata a termine dal Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Enna l’operazione “Nebros II”, una complessa ed articolata attività investigativa che ha dimostrato la profonda infiltrazione della mafia nell’aggiudicazione dei pascoli demaniali del Parco dei Nebrodi, che portava direttamente sui conti correnti delle famiglie mafiose milioni di euro di Fondi comunitari per l’agricoltura”.

 

“Ai 15 indagati continua l’europarlamentare – , finiti in carcere o agli arresti domiciliari, è stato contestato di aver monopolizzato l’assegnazione delle terre del Parco con l’aggravante del metodo mafioso, avvalendosi di intimidazioni legate alla loro appartenenza a“Cosa Nostraed in particolare alle famiglie mafiose operanti nella zona dei Nebrodi”.

 

“Il meccanismo era diabolico: l’Azienda Speciale “Silvo Pastorale” del Comune di Troina, – continua Corrao – affidava centinaia di ettari di terre ricadenti nel Parco per il pascolo attraverso una gara privata con il metodo delle offerte segrete. Gli indagati, con la connivenza del direttore pro-tempore dell’Azienda Silvo-Pastorale, se li aggiudicavano presentando offerte segrete con aumento di un solo euro rispetto a quelle fissate a base d’asta dall’Azienda Silvo Pastorale di Troina, segno inequivocabile  che c’era un accordo. Inoltre gli indagati, tutti imprenditori agricoli, scoraggiavano l’accesso alle gare di altri imprenditori agricoli onesti e in “regola” ricorrendo al metodo mafioso e alle intimidazioni. Dalle indagini è emerso inoltre che il Direttore tecnico pro-tempore, nonostante fosse in vigore il cosiddetto “Protocollo Antoci”, richiedeva in ritardo, e solo dopo la stipula dei contratti, l’apposita Informativa Antimafia alla Prefettura. Tale ritardo consentiva comunque la percezione illecita di contributi comunitari per importi pari a 3 milioni di euro. Un sistema che deve cambiare” – chiosa l’europarlamentare.