Arrestati due pakistani e un indiano nell’ambito dell’operazione Altopiano Carsico

Altopiano Carsico: la Polizia ha concluso con l’esecuzione delle misure cautelari e con delle perquisizioni disposte dalla Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Trieste, diretta dal Procuratore Capo Carlo Mastelloni, coordinate dal PM Massimo De Bortoli, una complessa operazione che ha visto il capoluogo giuliano e in particolare l’altipiano carsico, quale crocevia di migrazioni irregolari provenienti dal Pakistan.

 

L’operazione denominata appunto “Altipiano Carsico”, trae origine dall’operazione “Barcola”, nome derivante dal luogo in cui è avvenuto il rintraccio di 37 migranti irregolari di origine pakistana e indiana, e ha consentito di smantellare un sodalizio criminale transnazionale che favoriva l’immigrazione clandestina di cittadini pakistani verso l’Italia attraverso la cosidetta “Rotta balcanica”.

Più precisamente, gli agenti del Settore di Polizia di Frontiera di Trieste diretto dal dott. Giuseppe Colasanto hanno eseguito, con l’ausilio di personale dell’Ufficio della Polizia di Frontiera di Trieste e delle Squadre Mobili di Napoli, Venezia, Trento, Bergamo, Milano e Treviso (a cui va un forte ringraziamento per professionalità e supporto fornito) due ordinanze di custodia cautelare nel trevigiano per il reato di favoreggiamento pluriaggravato dell’immigrazione clandestina nei confronti di un  cittadino pakistano ed un cittadino indiano (H.I. e S.P. – queste le loro iniziali), rispettivamente di 33 e 52 anni, con regolare permesso di soggiorno in Italia, residenti in Veneto, dove svolgono l’attività di venditori ambulanti; nel capoluogo partenopeo, invece, è stato tratto in arresto il cittadino pakistano (A.R.A.M.U. le sue iniziali) di anni 25, con permesso di soggiorno in Italia quale richiedente protezione internazionale.

L’indagine trae origine da un episodio avvenuto sul lungomare di Barcola lo scorso giugno 2018, evento che aveva portato all’arresto di un passeur pakistano di 37 anni (M.A. – queste le sue iniziali), anche lui con regolare permesso di soggiorno in Italia.

Il passeur pakistano, nella fattispecie, dopo aver superato il confine italo – sloveno, introduceva in territorio nazionale nr. 36 migranti di nazionalità pakistana, trasportandoli all’interno del vano merci di un furgonato.

Arrivato sulla Strada Costiera, all’altezza dell’Area di Ricerca SISSA, arrestava il veicolo e faceva scendere i migranti per poi allontanarsi repentinamente; di lì a poco, però, il passeur veniva intercettato dalle pattuglie della Polizia di Stato prontamente intervenute, a seguito della segnalazione di alcuni cittadini e arrestato per il reato di favoreggiamento aggravato dell’immigrazione clandestina.

Le successive indagini, coordinate dal Sost. Proc. Massimo DE Bortoli della Direzione Distrettuale Antimafia di Trieste e sviluppate dal Settore Polizia di Frontiera di Trieste, hanno avuto una svolta decisiva nel decorso mese di maggio u.s., dimostrando il coinvolgimento nell’episodio delittuoso di cittadini pakistani ed indiani, facenti parte del medesimo sodalizio criminale.

Dalle risultanze investigative, è emerso infatti che gli organizzatori avevano commissionato al cittadino pakistano il trasporto irregolare del corposo gruppo di migranti, dietro il compenso di 2000 euro; inoltre è emerso che, il giorno precedente al rintraccio i due pakistani facenti parte della organzzazione, avevano condotto il loro connazionali “passeur” per un sopralluogo in un bosco a ridosso del confine tra Italia e Slovenia, al fine di portare dei generi di conforto ai migranti colà nascosti, in attesa di varcare illegalmente la frontiera.

Gli organizzatori, inoltre, consegnavano all’autista il veicolo da utilizzare per il trasporto ed una scheda telefonica “pulita” di un gestore di telefonia mobile bosniaco, con la quale intrattenere le conversazioni circa l’andamento del viaggio.

Le successive indagini, hanno dato conferma al network criminoso a cui sono stati imputati numerosi trasporti effettuati lungo la cd. “Rotta balcanica” tra Bosnia-Erzegovina, Croazia, Slovenia ed Italia, stimabile in circa un centinaio di cittadini pakistani, clandestinamente introdotti nel nostro Paese attraverso la zona transfrontaliera dell’altopiano carsico; da qui la decisione degli organi inquirenti di richiedere al G.I.P. del Tribunale di Trieste l’emissione di un provvedimento restrittivo nei confronti di quattro cittadini pakistani e due cittadini indiani, ritenuti tra i soggetti principali del sodalizio criminoso,  per il reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravata.

A seguito dell’emissione del provvedimento restrittivo, in data odierna sono stati arrestati i cittadini sopra menzionati e sono in corso le ricerche in Territorio Nazionale di altri due cittadini pakistani destinatari di misure restrittive, al momento irreperibili. Questa operazione si colloca nell’alveo del rafforzamento dell’attività di prevenzione e repressione della criminalità transfrontaliera nella Provincia di Trieste da parte della Polizia di Frontiera.