ANCE CATANIA: EDILIZIA: SI FERMA L’EUROPA, MANCA SOLO L’ITALIA

I cantieri in Europa si fermano. Sbarre abbassate e cancelli chiusi in ogni Stato, da Est a Ovest, da Nord e Sud, nessun escluso: «Nonostante il ritardo nel contagio rispetto all’Italia di circa una settimana – sottolinea il presidente Ance Catania Giuseppe Piana – anche in Spagna, Francia e Belgio sono stati presi seri provvedimenti per supportare il settore delle costruzioni. A questi Paesi, presto, si aggiungerà anche la Germania, con la consapevolezza che è impossibile proseguire con i lavori in questa fase di emergenza».

 

«Dalla sospensione temporanea dei cantieri agli indennizzi per gli appaltatori (costi di manodopera, noleggio, assicurazione), queste misure sono necessarie per evitare e contenere la diffusione del virus – prosegue Piana – in una situazione di allarme e di crisi che trova riscontro nel deciso intervento della presidente della Commissione Europea: Ursula Von der Leyen ha assicurato infatti massima flessibilità sugli aiuti di Stato e maggiori garanzie e agevolazioni fiscali».

Provvedimenti che, in Italia e in Sicilia, è necessario integrare rispetto alla manovra economica del premier Giuseppe Conte (25 miliardi di euro complessivi per far fronte allo stato di emergenza) e all’intervento dell’assessore alle Infrastrutture Marco Falcone, che ha sbloccato lo stato di avanzamento dei lavori (SAL): «Emblema di questo stato di crisi – conclude Piana – è lo “stop” categorico di alcuni dei cantieri più importanti a livello internazionale: tra questi figurano quello del Grand Paris, il più grande in corso in Europa, quello della Torino-Lione e quello altamente simbolico della ricostruzione della cattedrale di Notre Dame».

«Anche noi ci troviamo costretti a chiedere un provvedimento di sospensione dell’attività, fatte salve le situazioni di emergenza. Vorremmo continuare a lavorare ma non è più possibile. Non siamo nelle condizioni, nella maggior parte dei casi, di dare ai nostri lavoratori le giuste precauzioni e le dovute garanzie – conclude Piana – l’organizzazione del cantiere non è conciliabile con le disposizioni emanate, bisogna prenderne atto: basti pensare all’impossibilità di reperire i dispostivi di protezione individuale, a cui si aggiunge la difficoltà di assicurare i servizi di trasporto per il raggiungimento del cantiere di destinazione e di reperire le forniture per le limitazioni alla circolazione. Indubbiamente una richiesta inedita per un settore che rappresenta un asse importante per l’economia del Paese, ma tutto ciò espone lavoratori ed imprese a rischi assai gravi».