ACTIONAID: SOLO LA PREVENZIONE PRIMARIA BLOCCA LA SPIRALE DEI FEMMINICIDI

Un paese sospeso tra continuità e trasformazione. Le donne sono sempre più presenti nella sfera pubblica, nel lavoro, nella cultura e nel digitale, ma restano vincolate a ruoli e aspettative che le ancorano alla responsabilità domestica, alla prudenza e alla moderazione. Gli uomini, i più giovani, pur dichiarandosi favorevoli all’uguaglianza di genere, manifestano resistenze più sottili – dal controllo affettivo a forme di paternalismo. Le disuguaglianze di genere non scompaiono: si adattano, assumendo forme nuove, radicate in un modello patriarcale ancora dominante. Un quadro delineato dai dati di PERCHÉ NON ACCADA, ricerca di ActionAid con Osservatorio di Pavia e 2B Research sulle percezioni della violenza maschile sulle donne, delle discriminazioni e delle diseguaglianze di genere in Italia.

“Superare questa eredità significa trasformare l’ordine culturale che lega la virilità al dominio e la femminilità alla dipendenza. Promuovere maschilità basate su empatia, condivisione e corresponsabilità è la vera frontiera della prevenzione primaria della violenza maschile contro le donne. Perché questa trasformazione sia reale e duratura, la prevenzione primaria deve essere una responsabilità politica e collettiva, coinvolgere tutte le fasce d’età e tutti gli ambiti della vita pubblica e privata, affinché il cambiamento culturale sia sistemico e diffuso. Solo la prevenzione primaria blocca la spirale dei femminicidi” dichiara Katia Scannavini, Co-Segretaria Generale ActionAid Italia.

STEREOTIPI E CONVINZIONI PATRIARCALI: I PROFILI GENERAZIONALI DI UOMINI E DONNE. Dall’indagine emergono convinzioni che attraversano e uniscono uomini e donne delle diverse fasce di età e delineano un panorama ancora fortemente problematico: i giovani uomini della Generazione Z (1997-2007) e dei Millennials (1981-1996) si dichiarano sensibili, aperti e consapevoli. Parlano di uguaglianza, la riconoscono come valore, ma spesso la vivono come fragilità personale. Tra loro, gli Ambivalenti del Nuovo Mondo (Generazione Z) crescono in un contesto che parla di uguaglianza ma continua a premiare il controllo. Vogliono essere diversi, liberi dai modelli del passato, ma restano intrappolati nelle stesse dinamiche di potere. I Praticanti del Privilegio Quotidiano (Millennials), invece, si definiscono alleati e parlano di uguaglianza, ma raramente mettono in discussione i vantaggi che quel privilegio garantisce. Riconoscono le disuguaglianze, ma continuano a beneficiarne, perché, in fondo, gli conviene. Diverso, ma ancora più profondo, è il radicamento tra gli uomini più adulti: la Generazione X (1965-1980) e i Boomers (1945-1964), figli di una cultura patriarcale così pervasiva da essere diventata invisibile. Gli Inclusivi a Parole (Generazione X) si percepiscono aperti, moderni e “giusti”. Parlano di uguaglianza e si dicono meritocratici, ma continuano a muoversi dentro un equilibrio che tutela il potere maschile. Rappresentano un maschile che si pensa universale e che continua di essere il metro con cui tutto viene misurato. I Depositari del Potere Domestico e Simbolico (Boomers) incarnano il patriarcato nella sua forma più radicata. Vedono nel controllo una forma di cura, nell’ordine una virtù. Difendono ruoli e gerarchie come fondamento della convivenza, legittimando così la persistenza del dominio maschile. Considerano naturale l’autorità maschile e cavalleresca la protezione delle donne, mentre nei fatti continuano a esercitare un potere che si dichiara contrario alla violenza anche quando la ri/produce.
È un maschile che, generazione dopo generazione, ha imparato a chiamare normalità ciò che in realtà è disuguaglianza. Sul fronte femminile, le donne della Generazione X e le Boomers restano le più invisibili, negli spazi pubblici come in quelli privati. Hanno portato sulle spalle il peso della cura, del lavoro, della famiglia, spesso senza voce né riconoscimento. Le Ereditiere del Dovere (Generazione X), strette tra la tradizione e la promessa di emancipazione, hanno imparato a conciliare tutto, ma a costo di scomparire dietro i ruoli. Sono le protagoniste silenziose di un equilibrio che chiede ancora troppo e restituisce poco. Le Sopravvissute al Dovere (Boomers), invece, riconoscono oggi la violenza culturale che per anni hanno imparato a considerare normale. Hanno aperto la strada al cambiamento, ma spesso senza poterla percorrere fino in fondo. Sono le madri di un cambiamento che hanno generato, ma che non sempre hanno potuto vivere. Le donne più giovani raccontano una realtà fatta di contraddizioni. Le Millennials, Stanche Rivoluzionarie, continuano a lottare in un contesto che pretende da loro forza e resistenza ma non offre strumenti di uguaglianza reale. Le più giovani, della Generazione Z Generatrici del Cambiamento Possibile cresciute nella promessa dell’uguaglianza, scoprono presto che quella promessa non si è compiuta. Sono consapevoli, digitali, attive, ma vivono ancora la paura di esporsi e di non essere credute.

PREVENZIONE: DA DOVE INIZIARE? È necessario applicare il principio del gender mainstreaming – la prospettiva di genere trasversale a ogni politica – indicato come una delle priorità trasversali della Strategia nazionale per la parità di genere 2021-2026, ma finora mai davvero attuato. ActionAid sottolinea come la responsabilità di trasformare le parole in politiche concrete riguarda tutto il Governo e il Parlamento – nessuno escluso. Le tappe necessarie sono: 1) applicare la prospettiva di genere in tutte le politiche pubbliche; 2) mettere in campo un piano strategico e operativo ad hoc sulla prevenzione primaria, con risorse certe e obiettivi misurabili. Un primo impegno che ActionAid chiede al Governo è quello di agire subito vincolando almeno il 40% dei fondi dell’attuale Piano nazionale antiviolenza alla prevenzione primaria.

ACTIONAID, COME SI REALIZZA LA PREVENZIONE. ActionAid è impegnata in Italia per affrontare le cause strutturali e culturali della violenza. L’organizzazione attraverso gli interventi europei Nora against GBV e The Care, ActionAid supporta 30 progetti, tra cui campagne di sensibilizzazione comunitaria su stereotipi e violenza; linee guida per un linguaggio inclusivo e non sessista nei media; monitoraggio delle politiche; creazione di spazi pubblici sicuri per donne, ragazze e ragazzi. Nel solo ultimo anno, oltre 800 studenti, 130 docenti e 75 genitori hanno partecipato a formazione e coprogettazione territoriale. Più di 1.500 dirigenti scolastici, insegnanti, educatrici ed educatori hanno seguito il corso “Youth for Love” e 15mila studenti hanno partecipato a una ricerca sul vissuto degli adolescenti rispetto al benessere psicologico.