Contraffazione: un colpo al cuore per il manifatturiero fiorentino

Nel 2016 la Guardia di Finanza e l’Agenzia delle Dogane hanno condotto 156 operazioni e sequestrato 240.916 prodotti contraffatti nella provincia di Firenze. Negli ultimi cinque anni il numero di sequestri è aumentato del 23,8%, ma è fortemente diminuito il numero dei pezzi sequestrati (-78,8%). È questo l’effetto di un cambio di strategia del mercato del falso. Invece di trasportare grossi quantitativi di prodotti fake, che sono più facilmente individuabili e, se scoperti, comporterebbero un danno economico considerevole per i professionisti della contraffazione, si predispongono carichi più piccoli e più numerosi. È quanto emerge da una ricerca del Censis realizzata per il Ministero dello Sviluppo Economico (Direzione Generale Lotta alla contraffazione-UIBM).

Il mercato del falso vale a livello nazionale 6,9 miliardi di euro e sottrae 100.000 posti di lavoro all’economia legale. L’emersione della contraffazione comporterebbe anche un aumento del gettito fiscale, tra imposte dirette (su impresa e lavoro) e indirette (Iva), pari a 1,7 miliardi di euro.

Nella provincia di Firenze il fenomeno della contraffazione è rilevante non tanto dal punto di vista quantitativo (i sequestri nell’ultimo anno ammontano solo all’1% del totale a livello nazionale), ma per l’alta valenza simbolica, perché colpisce al cuore l’immagine del made in Italy e il manifatturiero fiorentino. Nel territorio di Firenze il settore più colpito dai contraffattori è proprio quello degli accessori di abbigliamento, soprattutto borse e altri prodotti in pelle, che costituiscono il 90% delle merci sequestrate.

A Firenze la contraffazione è presente in tutte le fasi della filiera, dalla produzione all’ingrosso, alla vendita al dettaglio. La vendita può contare su un mercato di riferimento potenziale molto ampio, perché ai residenti (circa un milione) si aggiungono ogni anno quasi 5 milioni di turisti, prevalentemente stranieri (il 71,5%). La contraffazione di strada si alimenta soprattutto delle importazioni di prodotti finiti o semilavorati provenienti prevalentemente dalla Cina, oppure che giungono da altre aree nazionali di produzione per convergere in laboratori artigiani o in magazzini di stoccaggio gestiti in gran parte da imprenditori cinesi.

Peculiare del territorio è la pervasività della presenza straniera tra i titolari di imprese che operano nel sistema moda. Gli imprenditori stranieri sono 3.071, pari al 72,1% del totale. E tra gli stranieri un ruolo di rilievo lo giocano i cinesi, che rappresentano la quasi totalità dei titolari stranieri che operano nel confezionamento di capi di abbigliamento e nella fabbricazione di articoli in pelle. Ma sul territorio è attivo anche un mercato parallelo di produzione locale di merce contraffatta di buona qualità, che vede coinvolti anche imprenditori e distributori italiani.

Un forte grado di operatività e coordinamento delle Forze dell’ordine e dell’Agenzia delle Dogane ha portato a risultati apprezzabili sul territorio contro l’abusivismo commerciale e il mercato del falso, in particolare nel comune capoluogo. Ma di fronte a un mercato della contraffazione che diventa sempre più capillare e camaleontico, un fenomeno che si trasforma e diventa sempre più «liquido», alle attività di repressione e di contrasto, che agiscono sui nodi puntuali della rete logistica (come porti e aeroporti), bisogna affiancare iniziative di comunicazione e sensibilizzazione rivolte ai cittadini-consumatori, chiamandoli ad essere attori e protagonisti in prima persona della lotta alla contraffazione.

Questi sono i principali risultati della ricerca realizzata dal Censis per il Ministero dello Sviluppo Economico, che sono stati presentati oggi a Firenze da Loredana Gulino, Direttore Generale della Dg Lotta alla Contraffazione-UIBM del Ministero dello Sviluppo Economico, e Massimiliano Valerii, Direttore Generale del Censis, con il Prefetto di Firenze Alessio Giuffrida.