LIBERTà DI RICERCA COME DIRITTO UMANO. ITALIA ANCORA INDIETRO

Belgio, Olanda e Stati Uniti tra i paesi più virtuosi al mondo per la libertà di ricerca scientifica, Italia 30esima preceduta da Vietnam, Singapore, Sud Africa, India e Israele.

Questa la graduatoria presentata a Ginevra dall’Associazione Luca Coscioni alle Nazioni Unite, nel corso del dibattito “Il diritto a godere del progresso scientifico, e la libertà indispensabile alla ricerca scientifica”, in cui sono intervenuti la Dr. Flavia Bustreo, vicedirettrice generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità; S.E. Amb. Maurizio Serra, Rappresentante dell’Italia presso ONU di Ginevra; Filomena Gallo, Segretario dell’Associazione Luca Coscioni; Marco Cappato, già Europarlamentare, Tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, Prof. Yvonne Donders, Università di Amsterdam, Prof. Andrea Boggio, Bryant University, Dr. Stephen Minger, SLM Blue Skies Innovation Ltd, D.ssa Vittoria Brambilla, Università di Milano e Marco Perduca, già Senatore, Associazione Luca Coscioni.

La relazione presentata all’Onu sulla libertà di ricerca comprende dunque una classifica costruita su scala globale con metodo empirico. E’ stata elaborata dal Professor Andrea Boggio della Bryant University, sulla base dell’indice di "libertà e autodeterminazione" (Self Determination Index – SDI), attraverso il monitoraggio e l’analisi di fonti pubbliche disponibili dal 2009 a oggi relative all’avanzamento della ricerca legata ai quattro temi che qualificano l’evoluzione:

– Tecnologie di riproduzione assistita
– Ricerca sulle cellule staminali embrionali umane
– Decisioni di fine vita
– Aborto e contraccezione

"L’indice elaborato dal Professor Boggio è uno strumento necessario per valutare il grado di attuazione del diritto alla scienza nei 46 paesi (su 193) dai quali è stato possibile ottenere dati", sottolinea Marco Perduca, "Per il futuro dovremo ampliare non solo le fonti di informazioni ma anche la gamma di temi monitorati a partire dall’editing del genoma e gli OGM".
Da quanto emerge in paesi come l’Italia le leggi nazionali vincolano i ricercatori, gli operatori sanitari e i pazienti.
“Viviamo in uno stato di permanente paralisi politica su alcune questioni di libertà di ricerca nel nostro Paese, l’esempio più evidente è il fatto che importiamo embrioni per la ricerca, mentre i nostri, non idonei per una gravidanza, li abbandoniamo al disuso e non ci è dato sapere quanti siano – dichiara Filomena Gallo -. In termini di Fecondazione inoltre, i Livelli Essenziali di Assistenza approvati lo scorso marzo non includono le indagini genetiche preimpianto, tecniche che devono poter applicare tutti i centri di PMA che sono autorizzati ad eseguire tecniche in vitro. La legge 40 prevede che la coppia possa chiedere di conoscere lo stato di salute dell’embrione, ma se queste analisi non saranno a carico dello Stato i costi insostenibili per le coppie potrebbero costringere ad aborti”
I ritardi riguardano nello specifico anche la sperimentazione in campo aperto di riso modificato attraverso genome editing. Su questo è intervenuta la Dott.ssa Vittoria Brambilla, dell’Università di Milano, Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali, che ha ricordato come nel 2016 il suo Gruppo di ricerca abbia fatto richiesta al Ministero dell’Ambiente per poter procedere a tali tecniche. "Le modifiche sono state apportate per inattivare alcuni geni al fine di alterare il periodo di fioritura della piante. Si tratta di ricerca di base, non direttamente finalizzata a modifiche con impatto commerciale, ma che potrebbe avere effetti di miglioramento sulle coltivazioni."

Marco Cappato ha osservato che "Nonostante i nostri incontri con i Ministri Galletti, Martina e Fedeli, il via libera non è mai arrivato, tenendo così incomprensibilmente bloccata la sperimentazione in campo aperto. Chiediamo al Governo Gentiloni di porre fine a tale ritardo che pregiudica il lavoro dei ricercatori italiani”.
“Il diritto a trarre vantaggio dal progresso della scienza e dalle sue applicazioni è già riconosciuto all’articolo 27 della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e dall’articolo 15 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali che molti paesi hanno firmato e ratificato – continua Cappato -. Non si tratta di creare un nuovo diritto, ma di promuoverne la piena realizzazione in tutto il mondo. Anche in quello cosiddetto democratico dove ancora permangono proibizioni anti-scientifiche o arbitrarie limitazioni".