Dal 2018 sarà meno pericoloso sparare ai P.m. e ai Giudici onorari

Con nota del 18 gennaio il Ministero della Giustizia ha deliberato che, d’improvviso, dopo vent’anni ed oltre di onorato ed onorario servizio, i suoi oltre cinquemila magistrati non carrieristi, i medesimi privi di tutti i diritti riconosciuti ai lavoratori della Repubblica, vengano privati anche del diritto di difendersi. Dovranno, infatti, restituire il proprio tesserino di riconoscimento, loro rilasciato dallo stesso Ministero al momento della nomina, poiché ritenuto troppo uguale a quello dei magistrati di carriera, il cui medesimo lavoro svolgono da lustri nelle aule di Tribunale, il medesimo della firmataria del provvedimento ministeriale – magistrato collocato fuori ruolo al Ministero -, poiché inclusivo del diritto al porto d’armi, così come previsto dalla legge sin dal 1940. Ma i cinquemila magistrati onorari in servizio, molti dei quali donne, non sono ritenuti magistrati in questo Stato, pur esercitando la giurisdizione in nome del popolo italiano ed amministrando giustizia a costi risibili da anni e rischiando anche la vita nell’adempimento del proprio compito, come dimostra l’atto intimidatorio ai danni del giudice onorario Giovanni Pomarico in servizio a Taranto, nel 2015, la cui auto fu crivellata di proiettili. Non sono ritenuti neppure lavoratori, né cittadini e forse nemmeno esseri umani, visto che un giudice di pace, recatosi in un centro di accoglienza per decidere sulla convalida di un provvedimento di espulsione – nell’adempimento dei propri doveri – ed ammalatosi di tubercolosi, si è visto recentemente negare dalla Cassazione (ora sarà la CEDU a parlare) il diritto al risarcimento, che invece spetta al cittadino extracomunitario ospitato in attesa di rimpatrio, che si ammali, come è giusto in un Paese civile.
La pervicacia di questo Governo nel voler negare diritti e tutele ad oltre cinquemila servitori dello Stato, palesata periodicamente attraverso provvedimenti legati dal medesimo fil rouge, nel tentativo inidoneo di sostenere che costoro, impegnati quotidianamente nei Tribunali da anni, siano “niente”, non fa che rafforzare la resilienza e la determinazione di tutti i magistrati onorari italiani, verso l’affermazione istituzionale della loro dignità di persone e lavoratori.
Raimondo Orrù
Presidente Feder.MO.T