Mobilità, non si possono trasferire i docenti con regole che mutano in base all’anno di assunzione

Sulla mobilità del personale scolastico, l’amministrazione sta giocando una partita che prende il via da presupposti anticostituzionali: perché si basa su una norma – contenuta nella parte finale del comma 73 della Legge 107/15, dove si sottolinea che “dall’anno scolastico 2016/2017 la mobilità territoriale e professionale del personale docente opera tra gli ambiti territoriali” – assolutamente da rivedere e da riscrivere. Il suo mantenimento, rischia di produrre trattamenti iniqui e discriminanti. Ma soprattutto, poggiando su parametri che calpestano diversi dettami della Costituzione.

“Trasferire il personale, suddividendo i diritti base all’anno di immissione in ruolo, – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario confederale Cisal – rappresenta un chiaro atto di disparità: anche i docenti assunti con la Buona Scuola devono infatti accedere alle disposizioni tradizionali. Semplicemente perché si tratta di lavoratori che esercitano la stessa professione e fanno parte della medesima categoria. Diversamente, si violerebbe il principio di equiparazione: i docenti che ricoprono i posti dell’organico potenziato non possono essere discriminati rispetto ai colleghi assunti precedentemente. Come sarebbe assurdo che anche questi ultimi si ritrovassero negli albi territoriali, con le regole cambiate in corsa”.

“A questo punto, visto che l’amministrazione non è in grado di prendersi alcuna responsabilità per tutelare i propri dipendenti – continua il sindacalista Anief-Cisal – chiediamo pubblicamente al Parlamento italiano di procedere in fretta perché tale norma venga cancellata. In caso contrario, come accade purtroppo da troppo tempo in Italia, spetterà ai tribunali farsi carico delle mancanze del legislatore”.

“Qualsiasi azione sulla mobilità – dice ancora Pacifico – deve rispettare l’articolo 8 della Cedu e i principi costituzioni che tutelano il personale. Sia per il buon andamento della scuola e della Pubblica Amministrazione, ma anche per la salvaguardia del diritto alla famiglia: come si fa ad assumere migliaia di persone, anche con decenni di supplenze alle spalle, attraverso un algoritmo secretato e poi dire loro che non è possibile avvicinarsi alla propria terra chissà per quanto tempo. Lo stesso, vale per chi insegna da tanto tempo e rischi di vedersi catapultato in graduatorie gestite in modo parziale, non graduato, direttamente dai presidi. Non possiamo accettarlo e siamo pronti ad impugnare qualsiasi contratto che avallasse questo genere di trattamento del personale scolastico”, conclude il presidente Anief.

Il giovane sindacato ritiene paradossale, ad esempio, che un docente di filosofia, magari di 60 anni, possa essere trasferito in modo coatto su altre scuole, forse anche in altre province se non regioni, ed impegnato su discipline affini. Come ritiene inaccettabile che le nuove norme che regolano trasferimenti, utilizzazioni ed assegnazioni provvisorie poggino su parametri soggettivi e non regolati. Si tratta di prospettive sin d’ora foriere di ricorsi. A tal fine, Anief sta realizzando in questi giorni una serie di incontri con tutte le altre organizzazioni sindacali che promuovono iniziative referendarie per cancellare le norme su albi territoriali e chiamata diretta.

Nel frattempo, l’Anief invita ancora una volta l’amministrazione scolastica a procedere secondo le vecchie regole, garantendo la mobilità di tutto il personale neo assunto o sovrannumerario. Oppure a definire preliminarmente gli ambiti territoriali che sostituiranno i movimenti inter-provinciali, inserendo comunque delle graduatorie stilate sulla base di parametri certi e predefiniti.