ECCO COME TROVARE 1,8 MLD E PROMUOVERE SVILUPPO

Centrale unica degli acquisti, evasione fiscale, spesa sanitaria, Statuto regionale. Quattro temi che per la Cisl, “se solo ci fosse la volontà politica d’intervenire seriamente”, potrebbero portare nelle casse della Regione qualcosa come 1,8 miliardi: esattamente quanto manca per evitare l’esercizio provvisorio e chiudere il bilancio di previsione per il 2016. A dirlo Mimmo Milazzo, segretario della Cisl Sicilia, parlando stamani all’assemblea programmatica regionale dei pensionati Cisl (Fnp), a Palermo. Al governo della Regione che per bocca dell’assessore all’Economia Alessandro Baccei ha fatto sapere che all’appello del bilancio regionale mancano 1,8 miliardi, Milazzo replica a distanza, con una domanda: “Che fine ha fatto la centrale unica degli acquisti prevista dalla legge regionale di stabilità del maggio scorso?”. Quella legge, ricordano alla Cisl, stabilisce all’articolo 55 che la Regione, con decreto dell’assessore all’Economia, adotta il Piano strategico degli acquisti per tutti i rami dell’amministrazione, le aziende sanitarie e gli enti e le società collegati. “Al momento – precisa Milazzo – la spesa per acquisti incide sui conti della Regione per quattro miliardi l’anno. Una stima molto prudenziale ci fa pensare che, con una centrale unica, questo costo si ridurrebbe di almeno il 10%”. Se poi, aggiungono alla Cisl, la strada della centrale unica fosse battuta anche per Comuni, Liberi consorzi e Città metropolitane, la percentuale del risparmio lieviterebbe molto sopra i 4-500 milioni che si potrebbero ipotizzare inizialmente. “Al di là di ogni considerazione sulla lotta al malaffare, si libererebbero risorse che potrebbero essere investite in piani di sviluppo e creazione di lavoro”. Per la Cisl, il governo regionale dovrebbe inoltre spendersi “più incisivamente” nella lotta all’evasione dei tributi regionali e locali: “si recupererebbero almeno 700 milioni” degli oltre due miliardi (il 10,35%) di entrate fiscali che l’anno scorso sono andate perdute in Sicilia. Ancora, sui fronti della ridiscussione con Roma della compartecipazione regionale alla spesa sanitaria, e dell’attuazione delle norme statutarie. Sul primo punto, Milazzo osserva che “nel 2007 la quota regionale di compartecipazione fu portata dal 42,50 al 49,11% e lì è rimasta mentre mediamente le altre Regioni contribuiscono col 41% della spesa sanitaria”. Dunque, “questa percentuale va rimessa in discussione qui e ora. Abbiamo anche aspettato troppo”, dichiara il segretario Cisl. Ripensare il rapporto con lo Stato, spiega, si tradurrebbe in un risparmio per le casse regionali di 600 milioni circa sui 9,5 miliardi erogati l’anno scorso in Sicilia dal pianeta sanità. Quanto allo Statuto, per il sindacato il confronto con Roma va chiuso “non solo – precisa Milazzo – riguardo agli articoli 36 e 37” che attengono alle tasse sulle imprese che operano nell’Isola ma hanno altrove la sede fiscale. “Anche sull’articolo 38 che ha a che fare con l’ormai dimenticata perequazione infrastrutturale” tra Sicilia e resto del Paese. La questione è sempre aperta, denunciano alla Cisl. E non è estranea al calo di ben 14 punti di Pil pro-capite documentato, per gli anni 2008-2014, dal Rapporto Svimez del luglio scorso.