BLOCCATA PER LEGGE LA MOBILITà, MA GLI OSPEDALI NON DEVONO ESSERE UN CARCERE A VITA

Il grido di dolore degli infermieri espresso recentemente da NURSIND sui guasti derivanti dal blocco di fatto della mobilità volontaria, introdotto dalla legge sulla semplificazione amministrativa, non lascia indifferenti i Medici ed i Dirigenti sanitari.

Il metodo ormai usuale dell’invadenza legislativa nella contrattazione – commenta l’Anaao Assomed – ha provocato un immobilismo nella allocazione delle risorse professionali all’interno del sistema sanitario pubblico con situazioni potenzialmente discriminatorie, laddove si prevede, per la mobilità volontaria, in assenza di qualsiasi graduatoria anche decennale, anche l’obbligo per l’amministrazione di provenienza di dare il proprio assenso, basandosi su un criterio di dubbia sovrannumerarietà organica.

Come si può ben immaginare, l’attuale carenza cronica di personale che affligge tutte le aziende sanitarie e tutte le strutture ospedaliere difficilmente pone in essere situazioni di esubero.
Questa situazione paradossale è da tempo all’attenzione dell’Anaao Assomed, che ha proposto emendamenti di modifica sia nella legge di stabilità 2015, dove sono stati giudicati non ammissibili per il loro carattere ordinamentale, mentre senza problemi di questo tipo è passato il famigerato comma 566, sia nella legge delega sulla riforma della pubblica Amministrazione attualmente in discussione al Senato.

Basterebbe semplicemente ribadire che la norma non si applica, in virtù della specificità del lavoro svolto, ai dipendenti del SSN o salvaguardare l’autonomia di contratti di lavoro da tempo privatizzati. L’articolo 20 del CCNL 1998-2001 prevede infatti, per quanto riguarda la Dirigenza Medica e Sanitaria del SSN, che per l’accettazione della domanda del dirigente che abbia superato il periodo di prova, occorra l’assenso dell’azienda di destinazione, in presenza della relativa vacanza di organico e nel rispetto dell’area e disciplina di appartenenza, mentre “Il nulla osta dell’azienda o ente di appartenenza, qualora non venga concesso entro dieci giorni dalla richiesta, è sostituito dal preavviso di tre mesi”.

La mobilità delle risorse professionali è considerata in tutta Europa elemento fondamentale per migliorare le loro capacità e le loro competenze. Il sistema sanitario pubblico non può diventare un carcere a vita, con fine pena mai, per quei pochi fortunati che oggi riescono a trovare un posto di ruolo e per i tanti che hanno volontà o necessità di diverse esperienze professionali.

Auspichiamo che il Governo ed il Parlamento abbiano la sensibilità di comprendere che la sostenibilità di un servizio sanitario pubblico e nazionale passa anche per il rispetto dei tempi di vita e delle esigenze di formazione di quei professionisti che oggi garantiscono una parte rilevante della sua tenuta.