La Buona Scuola non è risolutiva, l’Anief presenta la contro-riforma che viene dal basso

La riforma della Buona Scuola, presentata dal Governo, non entusiasma dirigenti scolastici, docenti, personale Ata Direttori dei servizi generali e amministrativi. E poco importa che siano di ruolo o precari: dei 10mila lavoratori del settore che l’Anief ha incontrato nel corso degli ultimi quattro mesi, per saggiarne i pareri e avviare un confronto vero sulle linee guida già approvate dal Consiglio dei Ministri, la gran parte hanno chiesto degli interventi urgenti su alcuni punti assenti nel testo governativo.

Tra le richieste maggioritarie fatte nel corso dei 400 seminari Anief, di formazione e dibattito svolti in tutte le regioni italiane, tenuti dal presidente Anief Marcello Pacifico e da più di 40 relatori, ve ne sono alcune su cui si è sviluppato un consenso comune: a partire dal no all’abolizione degli scatti, passando per il sì all’adeguamento dell’Italia alla normativa comunitaria e all’abolizione della trattenuta ENAM e TFR, al via libera alle regole flessibili per le pensioni, all’obbligo formativo fino al 18° anno di età, all’organico funzionale ma non sostitutivo all’insegnamento. Tra le richieste espresse dalla “base”, vi è anche quella di garantire al personale risorse aggiuntive, senza però attuare nuovi tagli come accaduto negli ultimi anni. E pure l’assegnazione di stipendi base finalmente ancorati all’inflazione, regole per contratti di apprendistato e lo stop alle discriminazione per i contratti a termine.

Nei primi mesi del nuovo anno, i sei punti della riforma del Governo sulla Buona Scuola, presentati il 3 settembre 2014 (Precarietà, Carriera, Valutazione d’Istituto, Saperi, Alternanza Scuola-Lavoro, Risorse), saranno al centro di un passaggio legislativo. Ma anche oggetto di rinnovo contrattuale con i sindacati dichiarati rappresentativi, dopo il rinnovo delle elezioni RSU in programma nel marzo 2015.

“Si tratta di due momenti fondamentali per il futuro della scuola italiana – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – e per questo occorre prendere in considerazione il pensiero dei lavoratori: in primo luogo c’è da rilevare come sia stata nutrita la partecipazione ai nostri seminari da parte del personale, che evidentemente ha fiducia nella capacità organizzativa del nostro sindacato e nelle competenze dei suoi relatori. Ovunque, dalle piccole isole alle comunità montane ai capoluogo di regione si è registrata una presenza costante, anche con 250 partecipanti: è un segnale importante, significa che la formazione non deve essere obbligatoria, ma quando è di qualità interessa molto da vicino il personale della scuola”.

L’Anief ha riassunto i temi sviluppati e le proposte dibattute in questi ultimi quattro mesi, suddividendoli in sei capitoli che ora pone all’attenzione pubblica, del Governo, dei parlamentari e di tutti gli addetti ai lavori.

Precarietà
La sentenza della Corte UE del 26 novembre scorso, scaturita da una denuncia resa pubblica dall’Anief nel gennaio 2010, da una procedura d’infrazione ancora attiva e da un contenzioso seriale presso i tribunali del lavoro, non può fermarsi al nuovo piano di immissioni in ruolo straordinario previsto dal Governo o alla candidatura dei precari alle prossime elezioni RSU, ma avrebbe come sua conseguenza diretta:
l’inserimento degli oltre 100.000 abilitati nella fascia aggiuntiva delle Gae;
il pagamento degli scatti di anzianità, a partire dal terzo anno di servizio, ai più di 1.500 milione di supplenti che hanno prestato servizio negli ultimi 10 anni, e non già la proroga del blocco contrattuale fino al 2018 per chi è di ruolo;
l’indennizzo per la mancata stabilizzazione, a partire dal quarto anno di servizio su posto vacante, a chi ne ha i requisiti tra i più di 300mprecari assunti negli ultimi anni e tra i nuovi da assumere, e non già la semplice invarianza finanziaria stabilita dalla legge per le assunzioni;
il pagamento delle mensilità estive su posto vacante e disponibile, al netto dell’assegnazione di disoccupazione, assegnato al 30 giugno, e non il semplice censimento per la rideterminazione dell’organico di diritto;
il riconoscimento di tutto il servizio pre-ruolo nelle domande di ricostruzione di carriera e non dei soli primi quattro anni come prevede il raffreddamento attuale, peraltro cancellato nel capitolo della carriera;
l’annullamento del CCNL 2011 firmato dai sindacati che nega il primo gradino stipendiale ai neoassunti, considerato il finanziamento della nuova riforma e la sentenza Huet della CGUE;
il riconoscimento per interno del servizio pre-ruolo nelle domande di mobilità a dispetto del CCNI firmato dai sindacati, in assenza di ragioni oggettive;
il riconoscimento di tutto il servizio pre-ruolo per la partecipazione ai concorsi come stabilito da una sentenza del Consiglio di Stato a seguito di un ricorso Anief;
la creazione di organici funzionali che devono poter coadiuvare la normale attività didattica e non coprire i buchi delle supplenze o i vuoti di organico sul sostegno al fine di eliminare le supplenze brevi senza le quali la scuola non funziona, anche perché deve innalzato il rapporto docenti-alunni.