Siamo in recessione tecnica. Il Governo studia un’alternativa alla manovra

E’ andata molto peggio del previsto; l’ipotesi in assoluto più negativa consisteva nella recessione, ma con un calo del Pil contenuto nella misura dello 0,1 per cento. Ebbene, siamo in recessione tecnica, come viene definita la situazione in cui il Pil si contrae per due trimestri consecutivi (nel primo trimestre dell’anno era diminuito dello 0,1 per cento); tuttavia, la contrazione dei volumi economici del nostro Paese nel secondo trimestre si attesta, addirittura, sullo 0,2 per cento rispetto al trimestre precedente e sullo 0,3 per cento rispetto allo stesso periodo del 2013. Si tratta delle stime preliminari dell’Istat, secondo cui il calo su base congiunturale dipende da una perdita di valore aggiunto in tutti e tre i grandi comparti dell’economia: l’agricoltura, l’industria e i servizi. L’Istituto di statistica ricorda, inoltre, che tra il secondo e il primo trimestre, negli Stati Uniti il Pil è aumento dell’1 per cento, nel Regno Unito dello 0,8; su base annuale, invece, la crescita è stata rispettivamente del 2,4 e del 3,1 per cento.

A questo punto, non resta che capire le reali intenzioni del Governo. Matteo Renzi pare che non voglia nemmeno sentire nominare la parola “manovra” e il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, dal canto suo, assicura che l’esecutivo non dovrà vararla necessariamente, a patto che si attui un attento controllo della spesa pubblica. Resta il fatto che le carte da giocarsi sono decisamente poche.

Oltre all’ipotesi di sforbiciare ulteriormente i conti dei ministeri, e usare i margini derivanti dall’aver rispettato il vincolo di restare entro la soglia del 3 per cento (siamo al 2,6) al rapporto deficit/ Pil, nelle ultime ore pare che non si stiano escludendo nuove opzioni non meno inquietanti: tagliare le detrazioni fiscali e rivedere secondo il sistema contributivo le pensioni d’oro, anche quelle già maturate. Nel primo caso, si tratterebbe, di fatto, di un aumento dell’imposizione fiscale; nel secondo, c’è il rischio dell’ennesima operazione iniqua, a seconda dell’entità (2.000 euro lordi? 2.500?) che sarà stabilita per indicare possono essere definite d’oro.