IL PESO AMBIENTALE DELLO SPRECO

La responsabilità è dei consumatori, che spendono in media 316 € euro l’anno in cibo che per disattenzione o negligenza viene buttato senza essere consumato, ma anche di un sistema produttivo che troppo spesso perde cibo e risorse lungo la filiera, fino al 50% delle perdite totali, prima ancora che arrivino in tavola.

Naturalmente, il peso ambientale di quello che sprechiamo dipende sia “da quanto” sprechiamo, sia “da cosa” sprechiamo perché ogni alimento ha una propria impronta ambientale che dipende dalla sua filiera di produzione: lo spreco di 1 kg di carne “costa” all’ambiente 10 volte la quantità di gas serra e di azoto reattivo richiesti da 1 kg di pasta. Lo spreco di 1 kg di manzo utilizza invano 594 litri di acqua blu a fronte dei 15 litri per lo stesso quantitativo di pasta. Quindi, anche se i cereali rappresentano il 35% della massa di cibo tipicamente sprecato, mentre la carne, alimento più caro e pregiato, ne rappresenta il 12%, i loro impatti ambientali sono comunque elevati. I dati emergono dal rapporto WWF “Quanta natura sprechiamo” , realizzato in collaborazione dalla II Università di Napoli e dall’indagine realizzata da GfK Eurisko con la collaborazione di Auchan e Simply.

“Quando il cibo viene sprecato, anche il suo ‘costo’ ambientale viene sprecato, e l’ambiente viene quindi inquinato, sfruttato o alterato invano. Le cifre dimostrano come buttare il cibo sia un oltraggio, oltre che sociale, anche ambientale che dobbiamo a combattere con serietà e azioni concrete – ha detto Eva Alessi, responsabile Sostenibilità del WWF Italia – Ridurre lo spreco rappresenta una strategia per contrastare l’inutile sperpero di biodiversità e risorse naturali come suolo, acqua, energia e fertilizzanti. Collaboreremo a partire da questa prima riunione della Consulta affinché vengano prodotte soluzioni concrete ed efficaci in termini di riduzione della quantità di cibo che finisce tra i ‘rifiuti’ sul breve, medio e lungo periodo”.