Alcoa. Condanna all’Italia. Facciamola pagare ai governanti

La vicenda degli stabilimenti Alcoa per la produzione di alluminio è nota: i forni di fusione hanno bisogno di notevoli quantità di energia elettrica. Se l’elettricità ha un costo elevato non sono convenienti i processi di lavorazione. Dal 1996 Alcoa ha beneficiato di una tariffa agevolata per l’elettricità destinata a due stabilimenti di produzione, uno in Sardegna (Portovesme) e l’altro in Veneto (Fusina), grazie a un contratto con il fornitore di energia elettrica (ENEL). Tariffa agevolata significa che lo Stato (noi contribuenti) pagava la differenza di prezzo. Finito il periodo di transizione (più di 10 anni!) la società doveva operare in regime di mercato, cioè senza sovvenzioni statali che, invece, sono continuate nonostante gli avvertimenti della Commissione europea. Ora, la Corte di Giustizia europea ha condannato l’Italia perchè è venuta meno al proprio obbligo di recuperare gli aiuti di Stato concessi all’Alcoa sotto forma di tariffa agevolata per l’elettricità, pari a 295 milioni. Chi paga? Proponiamo che gli addebiti siano ascritti a chi ha deciso di ignorare gli avvertimenti comunitari, cioè al governo di allora, presieduto da Silvio Berlusconi. Forse, in questo modo, si riuscirà a responsabilizzare chi governa questo Paese.

Primo Mastrantoni, segretario Aduc