Questione sociale, salvate fasce deboli

Anche "al di là delle situazioni più pesanti e dei casi estremi" è necessario "parlare non più di ‘disagio sociale’, ma come in altri momenti storici, di una vera e propria ‘questione sociale’ da porre al centro dell’attenzione e dell’azione pubblica". Lo ha detto il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un passaggio del discorso di fine anno dedicato alla crisi economica che investe l’Italia. A proposito di crisi economica l’esecutivo Monti, nella nota sull’"Analisi di un anno di governo", ha sottolineato come gli interventi effettuati, in particolare sullo spread abbiano salvato dal baratro le fasce deboli.

"In questo anno tutti gli italiani hanno preso confidenza con una parola – spread – che prima ignoravano perché appartenente più al mondo dei mercati finanziari che alla vita comune". Si apre così la "Analisi di un anno di Governo" diffusa dall’ufficio stampa di Palazzo Chigi. "Tredici mesi fa la mancanza di liquidità e gli alti tassi di interesse avrebbero costretto al fallimento molte famiglie e imprese italiane, già colpite duramente. Gli investitori internazionali infatti credevano sempre meno alla capacità dello Stato di ripagare il debito pubblico e quindi erano disposti a finanziare l’Italia solo a tassi di interesse sempre più elevati. Se il governo non fosse intervenuto, sarebbero state colpite, in primo luogo, le fasce più deboli", ma "oggi la situazione è diversa, il clima che si respira intorno all’Italia è diverso. E grazie a questo, ad esempio, che con un’azione prudente e incisiva la Banca Centrale Europea ha messo in campo strumenti straordinari per stabilizzare i mercati finanziari".

"Prima ancora di indicare risposte, come tocca fare a quanti ne hanno la responsabilità, è una questione sociale, e sono situazioni gravi di persone e di famiglie, che bisogna sentire nel profondo della nostra coscienza e di cui ci si deve fare e mostrare umanamente partecipi", ha detto Napolitano. "La politica, soprattutto, non può affermare il suo ruolo se le manca questo sentimento, questa capacità di condivisione umana e morale".

Il Capo dello Stato ha ricordato che "da noi la crisi generale, ancora nel 2012, si è tradotta in crisi di aziende medie e grandi (e talvolta, dell’economia di un’intera regione, come ho constatato da vicino in Sardegna), si è tradotta in cancellazione di piccole imprese e di posti di lavoro, in aumento della Cassa Integrazione e della disoccupazione, in ulteriore aggravamento della difficoltà a trovare lavoro per chi l’ha perduto e per i giovani che lo cercano. Per effetto di tutto ciò, e per il peso delle imposte da pagare, per l’aumento del costo di beni primari e servizi essenziali, è aumentata – ha detto Napolitano citando l’Istat – l’incidenza della povertà tra le famiglie". Napolitano ha anche raccontato di ricevere "lettere da persone che mi dicono dell’impossibilità di vivere con una pensione minima dell’INPS, o del calvario della vana ricerca di un lavoro se ci si ritrova disoccupato a 40 anni".