Ue: Italia adegui normative su discariche, acque e alluvioni

Nel pacchetto mensile di decisioni nel contesto dei procedimenti per infrazione, la Commissione europea ha puntato decisamente l’indice contro l’Italia, soprattutto sul fronte delle violazione nel settore ambientale e dei rifiuti in particolare. In totale la Commissione ha adottato per tutta l’Ue 199 decisioni, compresi 48 pareri motivati e 7 deferimenti (5 dei quali comprendenti sanzioni pecuniarie) alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Sul fronte dei rifiuti Bruxelles chiede al nostro paese "di chiudere o mettere a norma le discariche". Ai sensi della normativa dell’Unione, infatti, gli Stati membri dovevano assicurarsi che le discariche cui era stata concessa un’autorizzazione o che erano gia’ in funzione al momento del recepimento della direttiva sulle discariche continuassero a funzionare anche dopo il luglio 2009 soltanto a condizione di ottemperare alle disposizioni della direttiva. Secondo la Commissione, diverse discariche erano ancora attive in Italia anche dopo la scadenza del 2009, in violazione delle norme della direttiva. La Commissione ha pertanto trasmesso una lettera di messa in mora. Dopo aver esaminato la risposta fornita dall’Italia, la Commissione ha concluso che, "nonostante qualche progresso, alcune discariche non erano ancora state chiuse o rese conformi alle disposizioni della direttiva". La Commissione ha pertanto emesso un parere motivato (la seconda fase nell’ambito dei procedimenti per infrazione dell’Ue) e l’Italia ha ora due mesi per rispondere. In mancanza di una risposta soddisfacente, la Commissione puo’ decidere di adire la Corte di giustizia dell’Ue.

In materia di acque di balneazione la Commissione Ue ritiene invece che gli strumenti di recepimento italiani della normativa che obbliga gli Stati membri a collaborare e a scambiarsi informazioni, non contengano tali disposizioni e ha comunicato all’Italia queste conclusioni in una lettera di messa in mora nel gennaio di quest’anno. La Commissione ha emesso ora un parere motivato in quanto – apparentemente – non e’ stato ancora adottato il pertinente emendamento legislativo. Anche qui l’Italia ha due mesi per rispondere prima dell’intervento della Corte di giustizia dell’Ue. Stesso discorso per il recepimento delle norme Ue in materia di pile e accumulatori: in virtu’ di tale direttiva, i fabbricanti sono obbligati a indicare chiaramente il contenuto di piombo, mercurio e cadmio in maniera visibile, leggibile e indelebile. Le autorita’ italiane hanno riconosciuto che la legislazione italiana non provvede in tal senso, ma, nonostante una lettera di messa in mora della Commissione al riguardo, l’opportuno emendamento legislativo non e’ stato ancora adottato. Infine Bruxelles chiede all’Italia di migliorare il recepimento della direttiva sulle alluvioni: la Commissione ritiene, infatti, che la normativa italiana di attuazione della direttiva sulle alluvioni sia eccessivamente restrittiva, in quanto esclude le alluvioni provocate da eventi non meteorologici (ad esempio, tsunami) e da cedimenti infrastrutturali quali la rottura di una diga. Le autorita’ italiane hanno accettato di apportare le opportune modifiche ma, nonostante una lettera di messa in mora della Commissione al riguardo nel marzo 2012, il problema permane.