Riforme: Napolitano insiste ma i partiti restano divisi

Il presidente Giorgio Napolitano insiste: la legislatura non può finire senza che si modifichi la legge elettorale e si concluda l’iter della riforma costituzionale. Lo ha ripetuto ieri a Milano, dove si è recato in visita alla Borsa. Sabato scorso di riforme aveva discusso al Quirinale con Mario Monti, chiedendo al presidente del Consiglio di vigilare sull’azione dei partiti su legge elettorale e riforma costituzionale, anche se quest’ultime non fanno parte del programma di governo che ne aveva demandato la competenza al Parlamento.
‘E’ stato un anno abbastanza brutto ma ci sono le condizioni per venirne fuori. Di ‘annus orribilis’ ne ho visti più di uno nel corso della mia lunga esperienza. Fiducia, ci sono le condizioni per venirne fuori’, ha detto il capo dello Stato ai cronisti. Napolitano coglie l’occasione per tornare sulla questione delle riforme. Il presidente della Repubblica ricorda infatti che un pacchetto ‘limitato ma significativo’ di proposte di modifica costituzionale è già stato presentato, ‘c’è solo da auspicare un sollecito svolgimento dell’iter parlamentare’. Napolitano ripete un convincimento: ‘La riforma della legge elettorale è essenziale e mi pare sia un impegno da tutti considerato assolutamente ineludibile’.
Per il capo dello Stato, e’ inoltre ‘significativa l’iniziativa che ha avuto un momento di concretizzazione sulla legge sul finanziamento pubblico ai partiti’.
La modifica delle norme relative ai rimborsi elettorali e al loro controllo e’ tuttavia l’unica riforma che ha un iter parlamentare certo. Sara’ approvata dalla Camera entro l’inizio della prossima settimana per poi passare all’esame del Senato. Assai piu’ incerto il destino della riforma costituzionale (dalla riduzione del numero dei parlamentari alla modifica delle funzioni del Senato) e di quella elettorale.
L’insistenza di Napolitano sulle riforme riceve le prime risposte dai partiti che restano divisi. ‘La riforma della legge elettorale e’ assolutamente ineludibile. La legge attuale, tra l’ altro, e’ divenuta una delle piu’ convincenti ragioni di discredito nei confronti della classe politica da parte dell’opinione pubblica: sarebbe imperdonabile e autolesionista arrivare al voto politico ammettendo il fallimento nel riformare regole elettorali che nessuno dice di voler mantenere’, dichiara Benedetto Della Vedova, capogruppo a Montecitorio di Futuro e liberta’ Puntualizzazioni arrivano dal senatore Gaetano Quagliariello, Pdl, e da Luciano Violante, Pd, che hanno lavorato insieme per formulare una proposta di riforma elettorale gia’ consegnata ai partiti che ricalca il modello proporzionale della legge in vigore in Germania con alcune modifiche. ‘Al momento nessuno si e’ tirato indietro. Ritengo ci siano i tempi per approvare tutti i provvedimenti’, assicura Quagliariello. Violante, ribadisce che ‘dopo le amministrative si pone in termini assolutamente prioritari la necessita’ di una legge elettorale che favorisca la costruzione di maggioranze stabili’. Le indiscrezioni accreditano pero’ come realistica solo l’ipotesi di una correzione della legge elettorale in vigore, per esempio con l’introduzione delle preferenze a disposizione dell’elettore. Pier Ferdinando Casini, leader dell’Udc, il maggiore sponsor fino a qualche settimana fa del ritorno al proporzionale per superare il bipolarismo, avrebbe infatti cambiato idea per candidarsi a guidare con altri una coalizione di moderati che vedrebbe la luce sulle ceneri o sulla rifondazione del Pdl. Anche Angelino Alfano si attesterebbe su questa posizione. Il via libera del segretario del Pdl e di Casini sarebbe solo circoscritto al alcune modifiche del cosiddetto ‘porcellum’. Bisognerà comunque attendere l’esito dei ballottaggi di domenica e lunedì prossimi nelle elezioni amministrative per capire se verra’ fissato un vertice tra i partiti che sostengono il governo con all’ordine del giorno la riforma elettorale. Se ci fosse accordo, le polemiche sui tempi utili per approvare la riforma elettorale cesserebbero di colpo perche’, dicono gli esperti, da qui alla fine della legislatura nel 2013 di tempo ce n’e’ a iosa.
Maggiore ottimismo si registra sulla proposta di modifica costituzionale che iniziera’ il suo iter nella commissione Affari costituzionali del Senato, nonostante su questa riforma pesi un problema di tempistica viste le norme dell’articolo 138 della Costituzione sulle modifiche costituzionali (doppia lettura di Camera e Senato ed eventuale referendum di conferma). Ma avrebbero senso la riduzione del numero dei parlamentari, il ridisegno dei poteri del premier, il superamento del ‘bicameralismo perfetto’ se a tutto questo non si aggiunge una riforma elettorale armonica con il nuovo assetto istituzionale? Ecco perchè Napolitano insiste sui due temi. Il capo dello Stato è convinto, come probabilmente la maggioranza degli elettori, che non si può andare al voto con la legge elettorale in vigore. Da qui le sue sollecitazioni al governo e ai partiti motivate dalla necessità di dare risposte positive alla crisi di fiducia nella politica che si è radicata nell’opinione pubblica.