
"Non c’è nessuna emergenza suicidi dovuta alla crisi economica". A sostenerlo, oggi dalle pagine di Repubblica, è il sociologo Marzio Barbagli, per il quale i 138 suicidi contati dalla Cgia di Mestre tra i piccoli imprenditori nel 2012 "non rappresentano un’anomalia rispetto alle 1.300 persone circa che nello stesso periodo si sono tolte la vita in Italia".
"I suicidi in questa categoria sociale c’erano anche negli anni passati, più o meno con la stessa frequenza", continua Barbagli, ricordando che le statistiche confermano questo stato di cose: nel 2009 il tasso di sucidi nel nostro Paese era di 6,6 casi ogni 100 abitanti, circa 3.800 l’anno e in linea con gli anni precedenti: "E non ci sono evidenze scientifiche che provino un qualche aumento. Italia e Grecia – prosegue il sociologo – sono i paesi più aggrediti dalla crisi, ma anche quelli dove ci si suicida meno rispetto al resto dell’Europa".
La tesi di Barbagli, scrive Repubblica, sembra confermata anche dall’Istat, che in un’indagine sull’edizione on-line di Wired spiega che sulla base del presunto movente indicato dalle forze dell’ordine nel 2010 ci sono stati 3.048 suicidi, di cui 1.412 per malattia, 324 per cause affettive e 187 (il 6,1%) per motivi economici. Un dato addirittura in calo: nel 2009 erano stati 198 su 2.986 (il 6,6%).
Ma mentre lo stesso sociologo invita a non tenere in considerazione lo studio Istat ("gli studi basati sul movente indicato dalle forze di polizia risultano inaffidabili perchè sottostimano il fenomeno di un 25%"), secondo il Rapporto Eures si nota al contrario un aumento "esponenziale dei suicidi per assenza di occupazione nel periodo 2006-2010".