Lombardia, Formigoni: Fango mediatico. Rizzi si dimette

Scoppia l’ira del governatore lombardo Roberto Formigoni per le accuse di viaggi pagati dal "faccendiere della sanità" – stando alle parole degli inquirenti – Pierangelo Dacco’, arrestato tre giorni fa per i fondi neri della Fondazione Maugeri. "Una ‘bolla di sapone’. ‘Fango mediatico’. ‘Speculazione politica’. Il Roberto Furioso si presenta alle telecamere di prima mattina, poco dopo aver letto i giornali, essersi consultato con i collaboratori più stretti, aver sentito al telefono i vertici del suo partito, a cominciare dal segretario Angelino Alfano. Poi, la dichiarazione categorica: ‘Nessuna regalia. Mai ricevuto un euro da nessuno’. In ballo ci sono le inchieste sul San Raffaele e la Fondazione Maugeri, dove compare sempre il nome di Dacco’. In ballo c’è la gestione della sanità in Lombardia, fiore all’occhiello della gestione formigoniana, che però sta lasciando spazio a dubbi su cui i magistrati stanno cercando di dare risposte. Formigoni ribadisce, a proposito delle due vicende, che ‘non è stato sottratto un solo euro pubblico nè alla Regione nè allo Stato e nessun politico o dirigente di Regione Lombardia è indagato’. Quindi, ‘se ci sono state irregolarità, esse riguardano aziende private e rapporti tra privati’. Formigoni è un fiume in piena: ‘L’impressione è che sia in atto un regolamento di conti tra privati’. Fino alla minaccia: ‘Nessuno si faccia scudo del mio nome per difendere se stesso. Tutelo e tutelerò il buon nome mio e quello di Regione Lombardia’. Guai, dunque, a parlare di scandalo della sanita’ lombarda. ‘Se i giudici giudicheranno ci sia stato uno scandalo, questo riguarderebbe aziende private e azioni di privati eventualmente in concorso fra loro’. (à)".

Intanto ad agitare il Pirellone c’e’ anche la resa dei conti all’interno della Lega che ha portato ieri alle dimissioni della "madrina" di Renzo Bossi, l’assessore allo Sport Monica Rizzi. "Mai occasione era sembrata piu’ propizia: sfruttare le ‘pulizie’ primaverili in casa Lega per una bella ramazzata nel proprio cortile. E per una nuova verniciata di rosa al pur nuovissimo Palazzo Lombardia. Il presidente lombardo Roberto Formigoni cambia ancora: nella sua giunta entreranno oggi due nuove donne. Un mini rimpasto che segue di soli due mesi la messa a punto d’inizio anno, quando il Celeste fu costretto a rimuovere l’assessore alla Cultura, Massimo Buscemi, genero del faccendiere Pierangelo Dacco’. Via la bossiana Monica Rizzi, allora. Che le truppe maroniane di stanza al Pirellone non hanno mai digerito nel ruolo di assessore allo Sport. Troppo vicina a Renzo Bossi, troppo ‘compromessa’, tra voci di finte lauree e presunti dossieraggi ai danni degli avversari interni del Trota (ma l’inchiesta della Procura di Brescia, assicura lei, sta per finire in nulla). La ramazza di Bobo al Pirellone bis. Ma il restyling nel grattacielo piu’ alto d’Italia non poteva terminare qui. Formigoni l’aveva detto anche ai suoi. ‘Ora basta, ci vuole una svolta decisa’. E hai voglia a dire che la vergogna dei dieci indagati in Consiglio tocca solo di striscio la giunta. ‘Saltera’ allora almeno un altro assessore. Uno del Pdl, stavolta. Il ‘prescelto’ e’ Stefano Maullu, titolare delle deleghe al commercio nel Formigoni quater, uno con un ventennio di militanza berlusconiana alle spalle. Uno da 18mila preferenze personali e che nel partito milanese e lombardo qualcosa conta. Un fedelissimo di Guido Podesta’, il presidente della Provincia, uscito ammaccato dal congresso provinciale d’inizio anno. E infatti il ‘sacrificio’ di Maullu ha fatto infuriare mezzo Pdl, a cominciare dal coordinatore regionale Mario Mantovani, uomo molto vicino a Silvio Berlusconi. Formigoni prova a dirsi ottimista. ‘Tra Lega e Pdl – spiega – c’e’ un patto inossidabile e andremo avanti a governare sino alla fine della legislatura’".

Ma intanto, come scrive in un retroscena Francesco Manacorda sulla STAMPA, la parola d’ordine al Pirellone è "resistere, resistere, resistere". La resistenza di Formigoni non è solo di facciata. Così come non è di facciata il malessere profondo che mina ormai gli uomini e le strutture a lui un tempo piu’ vicini: l’esodo dei manager – da Luigi Roth a Claudio Artusi a Marco Chiuri -, le interviste un tempo impossibili come quella del coordinatore lombardo Mario Mantovani al Giornale , dove dice che le tangenti nella sanità sono ‘un problema della politica’. Addirittura, segnala il sito Linkiesta, sarebbero pronte le dimissioni dei vertici lombardi e milanesi della Compagnia delle Opere, il braccio economico di Cl che ha sempre – finora – sostenuto il ‘suo’ Governatore. Chi lo conosce bene assicura comunque che e’ impensabile che Formigoni possa fare un passo indietro a meno che attorno a lui non crolli davvero interamente il sistema di potere che ha costruito in diciassette anni al vertice della Regione. Dall’alto del Pirellone, con il suo eliporto adibito pure allo sbarco dei concorrenti di ‘Amici’, il futuro del Governatore e’ una corsa a ostacoli che vede assai lontano, alla scadenza del 2015, il traguardo finale. Il primo dosso riguarda la vicinissima tornata elettorale del 6 e 7 maggio con le elezioni in 126 Comuni lombardi, tra cui i capoluoghi Como e Monza. Sara’ il test – praticamente in presa diretta – per capire la tenuta della Lega dopo il Bossigate e quella del Pdl dopo il sostanziale disimpegno di Berlusconi e valutare le eventuali conseguenze sugli equilibri nella giunta lombarda. La scadenza successiva e’ alle prossime elezioni politiche del 2013 e qui il futuro di Formigoni si trovera’ probabilmente a un bivio. Detto in estrema sintesi: c’e’ chi scommette – pochi, per la verita’ di vederlo approfittare dell’occasione per conquistare quel posto di rilievo nazionale nel Pdl che sembra cercare da anni e chi invece punta sul fatto che si prepari a restare fino alla scadenza naturale della legislatura regionale, ossia metà 2015".