UFFICIO SOTTO ORGANICO? NO AL DANNO DA STRESS

Per la Cassazione la circostanza che gli impiegati lavorino in uffici spesso sotto organico, nei quali la mole di lavoro da smaltire è dunque maggiore, non comporta, di per sè sola, il diritto del dipendente a essere risarcito dal datore per le ‘condizioni stressanti’ nelle quali svolge le sue mansioni. Lo sottolinea la Suprema Corte nella sentenza 4324. Con questa decisione, è stato respinto il ricorso di Antonio C., un impiegato della Regione Puglia che aveva chiesto il risarcimento dei danni ‘per l’attività lavorativa svolta in ambiente insalubre e in condizioni stressanti, tenuto conto della mole di lavoro a lui affidata’. Nel 2010, la Corte di Appello di Bari, come già avvenuto in primo grado, aveva detto ‘no’ al risarcimento in quanto durante il dibattimento era emersa ‘una condizione di lavoro, nonostante le carenze di organico e le deficienze dell’ambiente di lavoro, largamente presente in non poche realtà lavorative, e, quindi, non connotata da tale anomalia e gravità da poter costituire causa di danno’. Antonio C., tuttavia, non si è dato per vinto e, in Cassazione, ha fatto presente di soffrire di patologie ‘strettamente connesse ad un eccesso di attivita’ lavorativa e ad un ambiente di lavoro malsano’, tanto che aveva anche avviato la pratica per il riconoscimento della causa di servizio. I supremi giudici, pero’, hanno ritenuto il verdetto della Corte d’Appello ‘immune’ da censure. Secondo la Cassazione, con ‘argomentazione plausibile, e’ stato escluso il diritto al risarcimento del danno da stress in quanto le circostanze in cui avveniva la prestazione lavorativa di Antonio C., come hanno riferito anche i suoi colleghi di lavoro, e’ quella ‘in cui si trova ad operare la maggioranza dei lavoratori, dal momento che il fatto che il lavoro generi stress, anche in ragione degli organici ridotti ed in presenza di ambienti di lavoro a volte non confortevoli, costituisce un dato valevole in moltissime realta’ lavorative’.