CASSAZIONE; ANGELUCCI, CONFERMATO SEQUESTRO 52 MLN

Confermato, dalla Cassazione, il sequestro preventivo, ai fini della confisca, di 52 milioni di euro a carico degli imprenditori romani della sanità Antonio e Giampaolo Angelucci, proprietari della clinica San Raffaele di Velletri, e degli amministratori della struttura convenzionata con il servizio sanitario regionale Carlo Trivelli e Antonio Vallone, nell’ambito dell’inchiesta per truffa aggravata ai danni della Regione Lazio per un enorme giro di degenze e prestazioni ‘gonfiate’. I supremi giudici, infatti, con la sentenza 10487 depositata oggi e relativa all’udienza dello scorso 14 dicembre, hanno respinto la richiesta di dissequestro presentata dai quattro indagati così confermando il ‘no’ emesso dal Tribunale del riesame di Roma lo scorso 8 luglio a convalida del decreto di sequestro emesso dal Gip di Velletri il 16 maggio. Complessivamente la truffa ipotizzata ammonta, secondo l’accusa, a 163 milioni di euro. Lo Corte dei Conti, nell’ambito di un’altra indagine, ha già emesso un sequestro conservativo per il valore di 126 milioni di euro. Senza entrare nel merito, la Cassazione rileva, a sostegno della necessita’ del sequestro dei 52 milioni, che uno degli stessi indagati, Vallone, ha già riconosciuto ‘almeno una parziale violazione dei protocolli nell’effettuazione delle prestazioni fisioterapiche’. Inoltre la Cassazione rileva che i giudici del riesame hanno gia’ rilevato come ‘la lunga analisi della normativa regionale e nazionale disciplinante la materia delle prestazioni in convenzione con il SSN non fornisca alcuna risposta alle circostanziate contestazioni accusatorie – suffragate da intercettazioni, testimonianze, documenti – circa gli artifizi posti in essere dagli indagati, spesso con la complicita’ di funzionari della sanità’. La Cassazione infine sottolinea come il Tribunale del riesame abbia fornito una ‘adeguata giustificazione’, al sequestro dei 52 milioni, in seguito alla ‘particolare attendibilita’ dell’indagine a campione eseguita dall’Agenzia Sanita’ Pubblica’ e, comunque, si rileva ‘che le prestazioni sanitarie concretamente praticate sarebbero palesemente sproporzionate, qualitativamente e quantitativamente, rispetto alle prestazioni concordate in aderenza alle Linee guida’.