Liberalizzazioni: impasse al Senato su taxi e farmacie

Ultime battute del confronto nella commissione Industria del Senato sul decreto legge sulle liberalizzazioni. L’obiettivo è avviare da domani il confronto in Aula sul nuovo testo scaturito dagli emendamenti presentati dall’esecutivo e dal dibattito nelle commissioni Bilancio e Industria. Restano sul tavolo i punti controversi del provvedimento su tesoreria unica nazionale (Luca Zaia, presidente del Veneto, ha già presentato ricorso al Tar), taxi e farmacie. Su quest’ultime non e’ stato raggiunto l’accordo. Il testo originario prevedeva una farmacia ogni 3000 abitanti. Il Pdl ha però puntato i piedi sulla richiesta di alzare questa soglia a 3500. Il governo propone la mediazione di fissare a 3300 abitanti il rapporto per ogni farmacia. Secondo l’esecutivo, servono 5000 farmacie in più per garantire ricadute positive sui prezzi dei medicinali. Per quanto riguarda i taxi, è confermata la clausola che prevede che le licenze vengano concesse dai sindaci sulla base di direttive della nuova Authority per i Trasporti che potrà ricorrere al Tar se i Comuni non applicheranno la nuova normativa. Il confronto si e’ tuttavia arenato sul ruolo da affidare all’Authority dei trasporti.
Oggi tocchera’ alla commissione Bilancio del Senato provare a sbloccare la situazione.
E’ stato intanto approvato l’articolo del decreto liberalizzazioni che prevede la separazione proprietaria di Snam Rete Gas dall’Eni. Via libera pure all’articolo sulle societa’ di professionisti con capitale, alla riforma dei servizi pubblici locali e all’emendamento del governo che introduce l’Ici sui beni commerciali degli enti no profit e della Chiesa cattolica.
Ieri alla riunione della commissione di Palazzo Madama ha partecipato in modo imprevisto il premier Mario Monti che ha espresso soddisfazione per l’accordo raggiunto su una questione controversa: ‘Abbiamo intercettato una preoccupazione diffusa, alla quale abbiamo cercato di dare una formulazione spero convincente per tutti’.
La norma sui beni immobili della Chiesa, ha spiegato il presidente del Consiglio, ‘e’ stata informalmente sottoposta alla Commissione europea per avere conferma, sempre in via informale, che la procedura di infrazione sia chiusa. L’ Unione europea e il governo italiano affronteranno il tema dell’Imu per la Chiesa in base alla sua esatta incidenza e senza pregiudizi ideologici’.
Monti ha inoltre spiegato che ‘non e’ corretto chiedersi se le scuole in quanto tali siano esenti dal pagamento dell’Imu, bensi’ quali siano esenti e quali sottoposte alla disciplina introdotta con l’ emendamento’. Scuole e oratori devono essere considerati attivita’ no profit, da qui la valutazione che non si possono tassare attivita’ che hanno evidente rilevanza pubblica e sociale. Il premier ha poi indicato i parametri per considerare non commerciali le scuole: ‘L’attivita’ paritaria e’ valutata positivamente se il servizio e’ assimilabile a quello pubblico, in particolare sul piano dei programmi scolastici, dell’applicazione dei contratti nazionali e su quello della rilevanza sociale’. Per ottenere una eventuale esenzione dal pagamento della tassa, il bilancio di queste scuole dovra’ essere ‘tale da preservare in modo chiaro la modalita’ non lucrativa’.
Il chiarimento di Monti sull’esenzione dell’Ici-Imu alle scuole che svolgono attivita’ non commerciale e’ stato apprezzato da monsignor Michele Pennisi, segretario della Commissione Cei per l’educazione, la scuola e l’università. Soddisfazione e’ stata espressa da Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl, che nelle prime battute del confronto su questo punto aveva dichiarato la contrarietà del suo partito. Dopo l’intervento di Monti, la commissione Industria del Senato ha quindi approvato all’unanimita’ l’emendamento al decreto sulle liberalizzazioni presentato dal governo per far pagare l’Imu agli immobili di proprietà della Chiesa che svolgono un’attività commerciale. I chiarimenti contenuti nell’intervento del presidente del Consiglio potrebbero velocizzare l’ approvazione del decreto liberalizzazioni ed evitare la richiesta del voto di fiducia. Ipotesi quest’ultima su cui l’esecutivo si riserva di prendere una decisione definitiva. ‘Il governo sulle liberalizzazioni fa quel che può, perchè c’è chi preme sull’acceleratore e chi sul freno’, dichiara Pier Luigi Bersani, segretario del Pd, al Gr1.