Lavoro, il commissario Ue: la flessibilità non basta

"’La flessibilità è una componente importante della riforma del mercato del lavoro, ma da sola non basta’. Risponde cosi’ László Andor, commissario europeo per il Welfare, quando gli si mostrano i titoli dei giornali italiani che raccontano la battaglia sull’art.18. ‘Necessaria e non sufficiente’, precisa il socialista ungherese che oggi presenta a Bruxelles il rapporto sul futuro della previdenza.

‘Sono dieci anni che parliamo di flexicurity e – ammette – non e’ una parola molto amata dalle parti sociali per un motivo piuttosto semplice: e’ composta di due concetti a cui non sempre vengono attribuiti lo stesso peso e la stessa attenzione’.
Flessibilita’ e sicurezza. Maggiore facilita’ di accesso e uscita dal mondo del lavoro a fronte di piu’ ampie garanzie e opportunita’ per chi l’impiego non ce l’ha. Andor – annota Marco Zatterin nell’interviata al commissario che compare a pagina 8 della STAMPA – ritiene che ‘tutto deve andare insieme’, il che vale anche per l’articolo 18. ‘Serve una politica completa, un simile provvedimento va bilanciato con politiche attive di sostegno all’accesso al mercato del lavoro oppure con la formazione continua’, rileva il commissario magiaro che poi manda un messaggio ai sindacati: ‘L’Europa non mai detto che la flessibilita’ possa essere una soluzione da sola’.

Quali sono le altre?

‘Il panorama e’ vasto. Si puo’ aiutare chi transita verso un altro posto, oppure a diventare imprenditore, o sostenere la mobilita’ perche’ si trovi in un lavoro in un altra regione dello stesso paese, magari anche all’estero. Non e’ un dibattito con una sola dimensione’.

Le va bene anche che, come sta succedendo in questi mesi in Portogallo, tutti i senza lavoro migrino in Brasile?

‘No, e’ il contrario. La cosa piu’ importante e’ restaurare la crescita economica nei Paesi periferici dell’Unione. Se la gente se ne va perche’ non ci sono prospettive di sviluppo significa che non abbiamo ottenuto i risultati auspicati. Il problema principale e’ fornire prospettive di crescita che convincano la gente a restare dove e’ nata, se lo vuole. E tutto dipende dalle aspettative di sviluppo e reddito’.

Commissario, nel cantiere Italia c’e’ anche la riforma delle pensioni. Come la valuta?

‘Ne ho parlato a Roma in dicembre, la signora Fornero mi ha illustrato i progetti. Sul tavolo del governo italiano si sono cumulato numerosi dossier allo stesso tempo.
C’e’ anche l’impegno per il riequilibrio dell’eta’ pensionabile per uomini e donne, il che mi sembra un grande passo per la parita’ fra i generi. Questa e’ la madre di tutte di tutte le riforme e, per certi versi, ho capito perche’ il ministro Fornero abbia versato delle lacrime al momento di presentare il pacchetto. Non aveva scelta che essere decisa. Questo e’ il momento perche’ l’Italia compia riforme significative’.

Saranno sufficienti? E sino a quando?

‘E’ il passo giusto nel contesto dei tempi difficili che attraversiamo, dopo che molto ritardo è stato cumulato, anche per quello che riguarda le riforme del mercato del lavoro. Il nostro libro bianco non deve dare l’idea che il problema delle pensioni possa essere risolta una volta per tutte. Le cose stanno diversamente. Mentre si modificano i parametri demografici, i mercati finanziari si adattano a nuove realtà e il mercato del lavoro si spera che si sviluppi, gli interventi devono commisurarsi al contesto. Questa riforma deve essere valida a tempo e risolvere le incognite per il medio termine, per scongiurare il bisogno di nuovi interventi ogni anno. Se è ben fatta e negoziata, deve essere sostenibile a lungo tempo. Ma è ovvio che non può essere per sempre’".