LAVORO: PARTE CONFRONTO GOVERNO-PARTI

Ammortizzatori sociali, salario minimo, contratti, fino allo scoglio più duro, l’articolo 18.
Non sarà un confronto semplice quello di questa settimana tra il governo e le parti sociali per la messa a punto della riforma del mercato del lavoro che punta a risolvere quella più volte definita dal governo come la vera emergenza, l’occupazione, dramma sociale soprattutto per donne e, come certificato dall’Istat, giovani. I tempi stringono e l’esecutivo punta ad agire rapidamente per portare a casa entro il mese il secondo decisivo intervento sul welfare, dopo quello sulle pensioni. Per questo, dopo il faccia a faccia con il leader della Cgil, Susanna Camusso, avuto giovedi’, il ministro Elsa Fornero sara’ impegnata già da lunedì con i segretari di Cisl, Raffaele Bonanni, e Uil, Luigi Angeletti. Martedì sarà la volta di Giovanni Centrella dell’Ugl, mentre mercoledì pomeriggio toccherà ad Emma Marcegaglia, in un incontro che sara’ preceduto da un apposito direttivo di Confindustria. ‘Il dialogo sul lavoro che si sta per aprire dovra’ favorire investimenti e occupazione’, ha esortato il premier Mario Monti in vista delle prossime consultazioni. Ma la strada non sara’ tutta in discesa.
Sul tavolo c’e’ innanzitutto la revisione del sistema degli ammortizzatori sociali, invocata anche da Napolitano, capitolo da cui potrebbe non essere del tutto esclusa anche una modifica della cassa integrazione. Ma tra le priorita’ rientra anche quella di sfoltire la selva delle tipologie contrattuali in essere, con l’obiettivo di sconfiggere il precariato. La Cgil chiede un taglio dalle attuali 46 forme a 5 e, tra le opzioni in campo, boccia senza appello il contratto unico proposto da Pietro Ichino, giudicato ‘pubblicita’ ingannevole’. Allo studio ci sono poi misure per rafforzare le tutele a favore delle donne (a partire, come annunciato dalla stessa Fornero, da un freno alla pratica delle dimissioni in bianco fatte firmare al momento dell’assunzione e considerata una minaccia in caso di maternita’), dei giovani e dei lavoratori ‘anziani’. L’introduzione, come in molti Paesi europei, del reddito minimo garantito andrebbe in questa direzione, anche se Confindustria ha gia’ puntualizzato, con il direttore generale Giampaolo Galli, che l’onere non potra’ pesare sulle imprese, ma tocchera’ allo Stato fare i conti con la sua sostenibilita’ finanziaria. Infine gli ostacoli dei licenziamenti e dell’art. 18, che per ora sembra rimandato ad una seconda fase, soprattutto dopo la levata di scudi della Camusso. Il tema, giudicato invece ‘fuorviante’ da Bonanni, non e’ pero’ archiviato. Anche in questo caso tra le possibili soluzioni c’e’ quella di Ichino, cioe’ quella di rendere possibile il licenziamento individuale per motivi economici, tecnici od organizzativi, con un’indennita’ economica decrescente per tre anni a carico in gran parte dell’impresa.