
La necessità di adeguare i regolamenti alle esigenze sociali dello sport, per valorizzarne le potenzialità di integrazione e dialogo. Questo è stato l’obiettivo dichiarato del convegno "L’Europa, il calcio e i rifugiati. Iniziative, regole ed esperienze di inclusione attraverso il gioco", che si è tenuto oggi a Roma, organizzato da Uisp-Unione italiana sport per tutti, Rete fare (Football against racism in Europe), Unar-Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali e Liberi Nantes.
Il confronto, al quale hanno partecipato rappresentanti dell’Uefa, della Figc e dell’Aic è servito a capire se e come l’Europa e l’Italia si stanno adeguando al fenomeno, tutt’altro che temporaneo, delle migrazioni e della richiesta d’asilo di tante migliaia di persone in arrivo ogni giorno ai confini del continente.
Da una parte si chiede allo sport di svolgere un ruolo di mediazione nei confronti di rifugiati e richiedenti asilo, dall’altra i regolamenti spesso lo impediscono. Per questo motivo l’Uisp ha esposto alcune buone pratiche in ambito di integrazione e sport nel nostro Paese, come i Mondiali Antirazzisti, e ha chiesto alcune modifiche regolamentari. Ad esempio è impossibile applicare la normativa sul tesseramento dei calciatori per persone non comunitarie con permessi di soggiorno in scadenza. Inoltre per i minori non accompagnati in transito nel nostro Paese non è possibile il tesseramento perchè inevitabilmente manca la firma dei genitori.