Campionati di fuorilegge

"Campionati di fuorilegge!". "Calcio di regime!". "Cupola del pallone!". "Pallone dopato". Avvolti dal silenzio, immersi nei loro universi magici, circondati dall’ossequio delle curve, i calciatori sanno che ogni tanto devono pagare al mondo un pegno per la loro dorata sopravvivenza: sopportare stoicamente le accuse più infamanti, i sospetti più spregevoli, gli insulti più brucianti, insomma le parole all’arsenico dei moralisti ogni volta che scoppia uno scandalo. Purtroppo, sempre più frequenti. Questo calcio è malato, dopato, bugiardo. Peggio: è un movimento che si processa e si assolve da solo. Senza un briciolo di onestà. Dalla serie A all’ultimo dei campionati dilettanti. C’è del fumo e mai l’arrosto in quello che si racconta. Calcioscommesse, doping nelle prestazioni, complicità tra club per agevolare i risultati. Tanti sospetti, arresti, indagini, veleni salvo poi finire nel dimenticatoio. Silenzio magari per agevolare la prescrizione che come la befana arriva sempre a portare via tutto e regalare doni. Siamo in prossimità della chiusura dei campionati ed ecco arrivare l’ennesima bufera giudiziaria nel mondo del calcio. Quest’anno qualcuno si illudeva di farla franca, perché il caso Parma aveva tenuto banco e invece, i commentatori del Palazzo (Sky) tra un sussurro e un "si dice", da qualche giorno avevano fatto capire che non era finito un bel nulla… e oggi ecco che riappare il sospetto di una federazione dimezzata, serva del potere, piegata alle ragioni della piazza. Tv, pettegolezzi, telecamere negli spogliatoi, fiumi di denaro. E poi, feste, festini, veline, marchette. Lo chiamano business del pallone: verrà un giorno che maledirete l’esistenza di questo assurdo spettacolo che di etica sportiva ha ben poco! A turno, i ricchi e scemi presidenti hanno aperto il fuoco contro quei promotori sportivi "irresponsabili", accusandoli di essere al servizio del nemico epperò i soldi fanno gola a tutti. Oggi la nuova ondata di arresti, confessioni e veleni che tra non molto invaderanno i tavoli delle redazioni. Accuse, confessioni, rettifiche, minacce di querele. Tutte le piste sono buone (almeno fino alla sentenza). Che siamo certi non arriverà mai. Mai!