Radio Zanca: TARES & RIVOLUZIONE

di Roberto Gugliotta

Il viaggio della Giunta Accorinti verso la trasformazione di Messina si sta lentamente, ma profondamente complicando. Le dichiarazioni delle ultime 24 ore sulla Tares, compresa la protesta in piazza prevista per domenica 12 gennaio, ne sono soltanto l’ultima più evidente dimostrazione. In realtà la situazione è molto più delicata di quanto non appaia, soprattutto sembra di difficilissima soluzione. Cerchiamo di riassumere, o meglio, di decifrare. Il rapporto tra il sindaco rivoluzionario (?) e la sua base è sempre stato un rapporto di tipo patriarcale. Se tutto il sistema politico locale ha sempre cercato di vivere lo scontro tra le sue parti sociali in modo molto “sorridente”, la gestione Accorinti ha però dovuto per definizione esasperare il concetto di “famiglia”. Tutto quello che arrivava alla base, non poteva cioè mai essere interpretato come un compenso più o meno doveroso, ma come una specie di elargizione di quel grande papà che era Renato il profeta No Ponte. Bene o male la storia ha sempre funzionato fino a quando l’arrivo del potere, dei posti da assegnare, del non nuocere a chi gestisce da sempre la città, Università compresa, ha lentamente, ma fatalmente cambiato lo status e la mentalità degli stessi rivoluzionari dal basso. Per i No Ponte fedeli ad Accorinti la vittoria alle Amministrative dello scorso giugno, ha poi finito col dare un’accelerazione clamorosa a tutta la trasformazione. In poche parole, come tutti gli altri partiti, anche quello di Accorinti è diventato per i sostenitori soprattutto una controparte, un civilissimo ma sempre più normale datore di lavoro. Niente di particolarmente scabroso se le due parti fossero davvero state preparate al nuovo ruolo. Nella fattispecie invece Renatino nostro è lontanissimo dalla parte del sindaco manager, pronto, aggressivo, moderno, disponibile anche ai grandi cambiamenti purché sia lui a gestirli. Accorinti è un uomo severissimo, diciamolo un fanatico delle sue regole, molto rigido sul tronco. Ama essere amato e ha forse nei confronti del suo vice sindaco – Signorino – e di certe situazioni perfino problemi di timidezza o di imbarazzo. E’ un decisionista dal passo lento che ama rimuovere soprattutto le decisioni che non appartengono ai suoi campi specifici, quelli che hanno costruito la sua vita. E’ questo che lo ha portato a rimandare continuamente la soluzione del problema-città e ad appesantire il suo rapporto con la sua stessa base fatta principalmente da persone pure che oggi non riescono più a comprenderlo nello strano ruolo di amministratore. Un ruolo che non gli calza, anzi lo rende goffo, al limite del ridicolo. Dall’altra parte ci sono tutti gli imbarazzi dei suoi nuovi sostenitori ricchi che stentano moltissimo a trovare la formula giusta per reclamare il loro diritto a essere ancora più ricchi. In teoria la questione Tares può essere strumentalizzata da una parte per dimostrare l’ingordigia e il "materialismo" di una fetta di comunità che dovrebbero o potrebbero sentirsi appagati dal fatto stesso di giocare per la patria, dall’altra rappresenta un diritto perfino elementare di professionisti che partecipano e vincono quello che è l’unico luogo deputato a dare incarichi. Il tema è delicatissimo soprattutto perché sembra quasi inaffrontabile direttamente. Tares sì, Tares no? Accorinti va avanti con le sue rimozioni spirituali e la città degli ultimi, dei sindacati, della gente che vive dignitosamente ma senza più lampi di gioia e di vita, con quelli che assomigliano molto a silenzi sempre più scontrosi. Di sicuro è per lo meno strano che ci si stia avviando verso i nuovi orizzonti decantati durante i giorni di festa senza che siano stati risolti i problemi di quelli vecchi. Nessuno di noi si augura chiaramente una brutta sconfitta della Giunta Accorinti, ma è come se si cominciasse inconsciamente a vedere l’eventuale lato buono di questa sconfitta. Siccome il sindaco per primo sa di non avere ancora la squadra giusta e gli assessori stessi non sono probabilmente affatto sicuri di essere “imbattibili”, ecco che i disagi aumentano e si moltiplicano. E’ una specie di lento, tempestoso, lacerante, silenzioso lasciarsi andare che non annuncia niente di buono. E’ vero poi che il resto è fumo e che già tante volte siamo rimasti tutti folgorati dai miracoli della politica giallorossa. Ma per adesso all’orizzonte non c’è niente e nessuno che sembri in grado di aiutare questo già lontanissimo miracolo.