PAPA FRANCESCO DEVE SCIOGLIERE I NODI INTERPRETATIVI DEL CONCILIO VATICANO II

Si sta completando il ciclo di conferenze organizzate in occasione dell’Anno della Fede, dall’Associazione Alessandro Maggiolini e da Alleanza Cattolica. Gli incontri dovrebbero far comprendere meglio il grande evento del Concilio Vaticano II, apertosi cinquant’anni fa.
Venerdì scorso si è svolto il 7° incontro, l’ultimo si svolgerà il 17 maggio prossimo, con la relazione del cardinale Raymond Leo Burke, predetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. Relatore della serata del 5 aprile, è stato padre Giovanni Cavalcoli OP, docente di Metafisica nello Studio domenicano di Bologna e di Teologia Sistematica nella facoltà Teologica dell’Emilia Romagna, Officiale della segreteria di Stato dal 1982 al 1990. Da oltre dieci anni svolge corsi per catechisti a Radio Maria. Padre Cavalcoli conosce bene il tema del Concilio perché è autore di un ottimo volume dal titolo “Progresso nella continuità”, edito da Fede & Cultura (Verona, 2011).Tra l’altro, il testo, l’ho letto e recensito qualche mese fa, ho approfittato della presenza a Milano di padre Giovanni per farmi fare una dedica sul suo testo.
L’incontro è stato presentato da Marco Invernizzi che ha sottolineato il nodo principale del Concilio: “l’ermeneutica della Riforma nella Continuità”, così come la propose il 22 dicembre del 2005 Papa Benedetto XVI. E’ proprio papa Ratzinger qualche giorno prima di concludere il suo mandato petrino ricordava, anzi esortava i vescovi, tutto il clero romano a superare quella lettura del Concilio di tipo mediatico e piuttosto a leggere e studiare i documenti, non fermarsi all’evento, come fanno i teologi della cosiddetta scuola di Bologna che hanno costruito una specie di “Concilio virtuale”. In pratica Benedetto XVI con questo discorso ha voluto consegnare con forza un mandato al suo successore, quello di affrontare sistematicamente la questione dei nodi irrisolti del Concilio Vaticano II.
Infatti secondo padre Cavalcoli, dopo cinquant’anni è ancora aperta la questione dell’interpretazione del Concilio Vaticano II. I motivi il domenicano li ha elencati nel suo libro. Effettivamente alcuni passi del Concilio si prestano ad un’interpretazione modernistica. Come la tendenza a valutare la Modernità come una serie di valori positivi, il criterio assoluto per valutare lo stesso Vangelo. In questo modo per padre Giovanni, il criterio interpretativo si pone al di fuori della dottrina tradizionale della Chiesa. Padre Cavalcoli è consapevole che l’uso del termine modernismo, potrebbe scioccare, perchè chi lo sente lo confronta col termine condannato da S. Pio X, dove il Modernismo era la somma di tutte le eresie. Comunque sia gli studiosi che hanno dialettizzato il Concilio, fanno del mondo moderno una specie di idolatria che giudica addirittura il Vangelo. Certo il cattolico deve confrontarsi anche con il pensiero moderno, ma lo deve fare sempre con discernimento. Padre Giovanni fa riferimento ai vari passi problematici del Concilio, in particolare, a quelli elencati da monsignor Brunero Gherardini, e precisa“definitivamente i contenuti vincolanti del Concilio, mostrando la loro continuità con la precedente Tradizione”. E di questo lavoro di chiarimento se ne dovrà fare carico l’attuale papa. La confusione ad opera di una forte corrente teologica sulla vera interpretazione dei testi conciliari è nata a partire dall’immediato postconcilio, in particolare con Schillebeeckx e Rahner, per quanto riguarda i cosiddetti modernisti, dall’altra parte i lefebvriani che accusano il Concilio di aver falsificato la Tradizione. Pertanto secondo Cavalcoli la lettura sbagliata del Concilio Vaticano II ha ripetuto quello che era già successo con il Modernismo agli inizi del Novecento. I professori hanno insegnato le false interpretazioni del Concilio nei vari seminari, i seminaristi si sono formati con quelle teorie, divenuti nel frattempo sacerdoti, hanno rioetuto il “Concilio mediatico”, e poi magari sono diventati vescovi, fino a raggiungere la stessa segreteria di Stato. Padre Cavalcoli, stigmatizza l’episodio del caso Gabrieli. E’ incredibile che un maggiordomo si sia impossessato di certi documenti segreti del papa; a chi potevano servire, non certo a Gabrieli. Padre Giovanni lancia qualche riserva personale e ci tiene a dirlo, sulle dimissioni di Papa Ratzinger, non è convinto sulla motivazione della rinuncia. A questo proposito, introduce il concetto del “Papa crocifisso”, che deve affrontare la Via Crucis, come un nuovo Gesù emarginato, tradito. Anzi sostiene che da Giovanni XXIII in poi abbiamo avuto dei “papi crocifissi e soli”. Ritornando al Concilio padre Giovanni ha ribadito i criteri per una retta ermeneutica: 1 Il Concilio non ha solo un carattere pastorale ma anche dottrinale. 2 Le dottrine del Concilio ribadiscono dogmi già definiti e soprattutto una migliore conoscenza degli stessi.3 Le dottrine anche se nuove e non definite come atti di fede, sono immutabilmente vere. 4 Grande importanza del Catechismo della Chiesa Cattolica. Infine padre Cavalcoli ricorda i punti controversi, i soliti, quelli elencati nel suo pampflet,“Progresso nella Continuità”: si va da quelli sulla Liturgia, tra l’altro, forse più vistosi come ha ben esposto don Nicola Bux nel precedente incontro. Fino alla questione dell’ecumenismo.

DOMENICO BONVEGNA