‘E’ sbagliato sostenere che gli ‘esercizi profondi di concertazione’ del passato ‘hanno generato i mali contro cui noi combattiamo e a causa dei quali i nostri figli non trovano facilmente lavoro’. Perchè se è vero che alcuni veti sindacali e certi forti interessi imprenditoriali negli ultimi decenni hanno frenato alcune modernizzazioni, è ancora più vero che l’uso (tutt’altro che responsabile) del potere politico è stato in grado, nella storia del Paese, di produrre non pochi guasti economici e sociali anche in splendida autonomia’. Lo scrive in un editoriale il quotidiano dei vescovi italiani, Avvenire. Le dichiarazioni del premier Mario Monti sul giusto rapporto tra concertazione e responsabilità politica, aggiunge Avvenire, ‘sono difficilmente equivocabili. Eppure rischiano ugualmente di innescare una sorta di cortocircuito. E’ certamente vero, infatti, che ‘il potere pubblico non può dare in outsourcing alle parti sociali’, cioè appaltare all’esterno, ‘la responsabilità politica di decidere’ in nome dell’interesse generale. Ma è altrettanto vero che l’interesse generale, per essere servito in maniera legittima ed efficace, ha bisogno anzitutto di poteri politici che si siano formati grazie a un processo democratico sostanziale. Che si invera ovviamente nel momento del voto popolare, ma almeno altrettanto in quel costante rapporto dei rappresentanti con la realtà dei rappresentati, cioe’ dei cittadini nei loro diversi ruoli e della societa’ nelle sue diverse formazioni, che tanto e’ mancato in questi anni all’Italia e agli italiani’.
‘E’ stata la stagione politica – conclude Avvenire – che viene chiamata Seconda Repubblica, e che ha portato al governo dei tecnici, a regalarci gli esempi piu’ clamorosi e persino drammatici di scollamento tra Palazzo e Paese reale. Per questo va recuperato e mantenuto un sano equilibrio. Se e’ vero, come ha sottolineato lo stesso premier, che dobbiamo ancora affrontare un ‘percorso di guerra’ non abbiamo bisogno solo di decisioni forti e di cambiamenti veloci e profondi. Ma anche e soprattutto abbiamo necessità di unità, di adesione e di partecipazione allo sforzo comune’.
