La Patacca è tuttora la moneta di Macao, ma le vicende storiche di monete coniate in formato grosso, pesante e vistoso, ma di scarso pregio, hanno finito per significare che una patacca è una cosa di poco valore o una volgare imitazione.
Purtroppo i molti riconoscimenti UNESCO sul valore universale dei patrimoni di varia natura sembrano avviati a ripercorrere le orme della patacca.
Come altre istituzioni con ambizioni globaliste, l’UNESCO è in crisi da tempo. Il fatto è che l’organizzazione è nata con una contraddizione interna che prima o poi si sarebbe mutata in crisi. L’organizzazione opera ancora con la sua costituzione originaria (redatta da pochi paesi fondatori, tra cui inizialmente l’Italia non c’era), nonostante l’aumento di oltre tre volte dei suoi membri e, di conseguenza, delle diverse aspettative politiche.
I nuovi entrati non hanno gli stessi interessi dei fondatori, e fanno di conseguenza politiche secondo la visione del proprio essere nel mondo, senza pagare pegno.
Gli Stati Uniti sono stati a lungo un finanziatore distratto, il principale contributore, molto ricco ma negligente. Non a tutti i Presidenti Nordamericani questo è piaciuto. Gli USA sono pertanto entrati e usciti per ben tre volte dall’organizzazione: nel 1984, sotto l’amministrazione Reagan; nel 2017, durante la prima presidenza Trump e nel 2025, sempre per decisione di Trump, ma con effetto dal dicembre 2026.
Oggi l’UNESCO è un organizzazione male amministrata e spendacciona che distribuisce medaglie a destra e a manca. Basta mettersi in coda e aspettare il gioco delle lobby e del marketing.
Nel mondo ci sono 1.248 siti iscritti nella Lista del Patrimonio Mondiale UNESCO (972 culturali, 235 naturali e 41 misti), distribuiti in 170 Paesi. Sono pochi? Sono tanti? Sono troppi? Di sicuro molti sono abbandonati a sé stessi, dopo avere ricevuto la medaglia.
Alla lista del Patrimonio Culturale Immateriale, sono anche iscritti 790 elementi da comunità di tutto il mondo, tra cui pratiche, tradizioni, saperi e espressioni orali. L’Italia si colloca in vetta, con 61 siti materiali e 21 immateriali, di cui 9 sono legati all’agroalimentare. Meritoriamente dal 2019 c’è anche “La Festa della Perdonanza Celestiniana” (senza offesa e con religioso rispetto).
L’UNESCO gode tuttora di grande reputazione popolare, ma ha finora vissuto sul suo difetto strutturale: la maggioranza legale non ha praticamente nessuna responsabilità per le basi finanziarie dell’organizzazione. Il voto di ogni membro ha lo stesso peso, ma ogni Stato contribuisce secondo il proprio PIL. E’ come dire: tanto paga Pantalone.
Per anni questo è andato bene, tanto che l’UNESCO è l’agenzia specializzata delle Nazioni Unite più ampiamente rappresentativa e democraticamente strutturata. La grande maggioranza dei Paesi del mondo non è penalizzata per essere piccola e/o povera e – d’altro canto – non c’è alcun vantaggio giuridico nell’essere grande e ricco. Devi solo essere un donatore disinteressato. O un pataccaro.
Gian Luigi Corinto, docente di Geografia e Marketing agroalimentare Università di Macerata, collaboratore Aduc
