Conoscere un po’ di storia americana fa bene ed apre prospettive nuove per capire il presente. Il termine “maccartismo” in ambito americano è equipollente all’uso che da noi si fa del “fascista”, per stigmatizzare chi non è comunista (dire non di sinistra non basta). Oggi si parla di “nuovo maccartismo” per descrivere alcune politiche del presidente Donald Trump, in particolare quelle contro l’università di Harvard.
L’università è stata accusata di non aver fatto abbastanza contro l’antisemitismo e di creare un ambiente pericoloso per gli studenti. Di conseguenza, il governo ha bloccato oltre 2 miliardi di dollari di fondi pubblici e revocato la certificazione SEVP. Si assiste a un ritorno del “maccartismo” anche per quanto riguarda la guerra in Ucraina. Ho trovato una critica al Parlamento europeo che ha ripreso lo spirito e la cultura della guerra fredda, resuscitando addirittura il maccartismo. “Lo ha fatto con una Risoluzione approvata l’8 febbraio 2024 avente ad oggetto l’ingerenza russa nei processi democratici europei.
Il leit motiv della Risoluzione è lo stesso posto a fondamento del maccartismo: c’è uno Stato nemico (la Russia) i cui “agenti di influenza prendono attivamente di mira tutti i settori della vita pubblica, in particolare la cultura, la memoria storica, i media e le comunità religiose, nonché i politici e le loro famiglie” diffondendo la manipolazione delle informazioni”. (Domenico Gallo, Neo-maccartismo europeo. La Russia il nemico da combattere, 13.4.2024, theblackcoffee,eu) Pertanto, si chiede l’articolista, ritornano le ossessioni del sen. MacCarty, in salsa europea? L’argomento sul maccartismo, nella storia americana ha avuto un certo peso.
Il tema è stato affrontato da Marco Respinti, esperto di politica americana, in un numero de Il Domenicale (7.2.2004, n.6) Lo studioso risponde alla domanda: “Quanti sono i morti del ‘maccartismo’? E’ una domanda che si era posto anche il pioniere degli studi sul conservatorismo statunitense, Mario Marcolla, collaboratore della prestigiosa casa editrice Rusconi. Sostanzialmente nessuno. Tuttavia, secondo Respinti il maccartismo non esiste, è stato inventato dai suoi avversari per ripararsi all’ombra di truci scenari che esso si è preteso evocasse. Esattamente come da noi, “il dirsi antifascisti è bastato a spacciarsi immacolati, fingendo che tutti che tutti gli antifascisti fossero uguali, ma soprattutto negando che si potesse essere non-fascisti senza essere antifascisti alla comunista”. “Maccartismo” è un neologismo, che nell’ambito politico, vale quello che nelle fiabe è il babau, l’orco cattivo, il lupo crudele, il perfido Barbablu. Si tratterebbe di un’intera epoca storica (triste e feroce), un pensiero, anzi una forma mentis, addirittura una categoria dello spirito.
Ho trovato una puntuale definizione in internet, “Con maccartismo (parola inventata dal fumettista americano Herbert Block nel 1950) si intende un movimento ideologico incarnato dalla figura del senatore Joseph McCarthy, presentato come il servitore del regime capitalista, nemico del pluralismo, carnefice del libero pensiero che dava la caccia a persone sospettate di avere rapporti con i comunisti sovietici o essere simpatizzanti di questo regime, tra il 1950 e il 1954. “Maccartismo” è quindi il nome di un periodo anticomunista ufficiale negli Stati Uniti. È un periodo di Guerra Fredda tra USA e URSS. La sua comparsa è legata al pericolo molto concreto rappresentato dal comunismo nella sua versione stalinista imposto con la forza alle popolazioni dell’Europa orientale e di alcuni paesi asiatici”. (Yana Grinshpun, Chi è un Maccartista?)
Naturalmente in Italia nessuno conosce il Maccartismo americano. Eppure, chi critica l’egemonia conclamata o palese della Sinistra gramsciana, deve per forza conoscere chi fu e che cosa fece Joseph Raymond Mc Carthy, senatore degli Stati Uniti. Nasce nel 1908 nel Midwest da una famiglia di devoti cattolici, quinto di nove fratelli. Ha avuto una giovinezza di grande lavoratore, nello stesso tempo studiava. Si laurea in Giurisprudenza. Durante la IIa Guerra Mondiale si arruola nei marine, partecipa a diverse missioni aeree. Da orientamento democratico, passa a quello repubblicano. Partecipa per la nomination Repubblicana dello Stato del Winscons nella corsa al Senato. Poi a 38 anni diventa senatore, il più giovane della storia Usa. Ben presto si guadagna la fama di conservatore.
Negli anni ’50 nascono dei Comitati per individuare gli elementi politici americani che rappresentano il Partito comunista americano e quindi spie dell’Urss. Mc Carthy è tra quelli che indaga più degli altri, accusò, ma non ha le prove, così la politica comincia a dileggiarlo, anzi avviano le indagini sui suoi metodi riprovevoli senza trovare alcuna prova per un’azione legale nei suoi confronti. Anche il presidente Eisenhower si schiera contro Mc Carthy che peraltro lo accusa di coprire le spie comuniste. Si arriva allo scontro duro, Mc Carthy viene ridicolizzato e messo alla berlina. La sua reputazione crolla. Fino alla condanna del Senato per abuso di potere. Pur rimanendo al proprio posto, Mc Carthy si vede sollevato da tutti gli incarichi e poco alla volta, tutti sistematicamente lo ignorano. Attorno a lui si crea il vuoto. Muore il 2 maggio 1957, al suo fianco c’è solo la moglie, Jean Kerr.
La storia gli ha dato ragione, scrive Respinti. Aveva assolutamente ragione, come ha del resto ricordato Ernesto Galli della Loggia. Il motivo per cui McCarthy non sia riuscito a far trionfare la verità quando era vivo e attivo è un mistero, ancora tutto da esplorare. Al di là delle innegabili sue rozzezze (ma i nemici sovietici non usavano certo il guanto di velluto) le spie c’erano. Verranno fuori dopo, grazie anche alle rivelazioni di ex comunisti. O al tradimento di Harold A.R. Kim Phillby, il quale rifugiatosi nel 1963 a Mosca viene insignito dell’Ordine della Bandiera Rossa (la massima onorificenza sovietica) Nel 1988 morì da eroe dell’Urss con tanto di funerali di Stato. Tutta la Storia del comunismo americano è ancora tutta da riscrivere.
DOMENICO BONVEGNA
dbonvegna1@gmail.com
