A Reggio Emilia l’assessore all’educazione, Marwa Mahmoud, di origini egiziane, fedelissima di Elly Schlein, che l’ha voluta nella segreteria nazionale Dem vuole «decolonizzare la scuola» e «rivedere profondamente il sistema scolastico a partire dal linguaggio che impieghiamo», introducendo accanto all’italiano, l’insegnamento arabo. “Appena prende un po’ di potere l’islamismo politico mostra la sua faccia arrogante e vittimistica e il suo obiettivo: l’odio per la cultura italiana. Decolonizzare la scuola. Ecco la nuova crociata in salsa woke della sinistra italiana.
Se fa paura l’elezione di Zohran Mamdani a sindaco di New York, non deve certo essere presa con superficialità l’ultima sparata dell’assessore alle politiche educative del Comune di Reggio Emilia Marwa Mahmoud, la quale non è certo nuova a interventi riconducibili ad un certo islamismo nostrano”. (Andrea Zambrano, Cronache dal Reggistan. La crociata dell’assessore islamista: «Decolonizzare la scuola», 12.11.25, lanuovabq.it) La parola decolonizzazione, in un contesto scolastico, rischia di risultare quanto meno una sfida alla storia e alla scuola italiana. Probabilmente l’assessora non conosce la storia del nostro Paese e sa produrre solo piagnisteo vittimistico, come ha dichiarato in un incontro pubblico: «essere musulmana significa anche portare dei grandi stigmi a livello concettuale. Spero che la mia presenza possa portare a un cambiamento, a una decostruzione del cliché».
Inoltre, Marwa Mahmoud ha proseguito: «Bisogna aggiornare gli strumenti di orientamento, valorizzare l’insegnamento della lingua italiana così come mantenere il valore della lingua madre. C’è chi tende ancora a silenziare la lingua madre, una cosa ormai superata […]. In pratica secondo l’assessora se molti musulmani in Italia si ostinano a non imparare la lingua, cosa che accade di più per le donne, che hanno meno occasioni di socializzazione (e chissà perché?) è solo colpa nostra: dobbiamo imparare noi la loro lingua, semplice.
Quindi, introduciamo lo studio dell’arabo e perché no del Corano, perché la cultura madre va valorizzata? È questa la scuola che ha in mente l’assessore? Dalle sue parole sembra di sì. Per questo si è rivolta agli insegnanti, ed è salita in cattedra per spiegare ai docenti come si fa con i nuovi arrivati soprattutto per bacchettarli per la loro impostazione coloniale. Gli insegnanti reggiani che silenziano la lingua madre, ora, devono sentirsi in colpa se non hanno studiato l’arabo. Per fortuna qualche insegnante si è ribellato all’impostazione politica di Marwa Mahmoud come Luca Manini che ha scritto una lettera aperta: «L’assessore ritiene che noi insegnanti abbiamo un approccio coloniale o colonialista con gli studenti di origine straniera… Sono stanco di sentire parole di questo tenore da gente che non ha un’esperienza diretta e quotidiana col mondo reale della scuola».
Hanno protestato anche nei banchi del Consiglio comunale, alcuni consiglieri dell’opposizione hanno presentato una mozione per le dimissioni dell’assessore, ovviamente rifiutata dalla maggioranza guidata dal Pd. Sullo stesso tema è intervenuto anche il professore Marco Lepore, (La Polemica. Sono gli islamici che stanno colonizzando la scuola. Ecco come, 15.11.25 lanuovabq.it) Lepore sostiene che la sinistra italiana si rifà ormai a quelle logore parole d’ordine tipiche della cultura woke, sul complesso di colpa dell’Occidente responsabile di ogni male nei paesi africani di colonizzazione, e su una conoscenza evidentemente limitata delle conseguenze della immigrazione islamica nei nostri paesi. Non potevano mancare gli insegnanti a sostegno dell’assessore. In una lettera hanno evidenziato la sua «affermata teoria pedagogica di tipo sistemico», intesa come un invito all’autoriflessione e al miglioramento collettivo, dato che «i nostri saperi interiorizzati e i curricula scolastici possano riprodurre, involontariamente, gerarchie culturali e prospettive eurocentriche ereditate dal passato».
Lepore ritiene inutile rispondere, a queste argomentazioni, con altre argomentazioni di opposta natura, alimentando solo lo scontro ideologico. “Meglio, a questo punto, far parlare i dati e i fatti (si legga, al riguardo, il rapporto annuale dell’Osservatorio Van Thuan “ La guerra demografica. Ci vogliono estinti?”), che mostrano e dimostrano che il problema è esattamente l’opposto di quanto l’assessore, insieme ai suoi supporter, vuole farci credere”.
E qui il professore Lepore riporta l’analisi dettagliata del Ministero dell’Istruzione e del Merito che riguarda propri i minori e la loro integrazione nel sistema scolastico, L’ultimo studio pubblicato evidenzia non solo la crescente presenza di studenti di origine migratoria nelle scuole italiane, ma anche le conseguenti difficoltà per l’intero sistema di istruzione. Nell’anno scolastico 2022/23, il numero di studenti con cittadinanza non italiana è aumentato di 42.500 unità, portando il totale a 914.860, con una crescita percentuale del 4,9% rispetto all’anno precedente. Questo incremento ha portato la percentuale di studenti stranieri all’ 11,2% del totale degli alunni in Italia. L’analisi svolta dal Ministero riguarda, porta ad evidenziare il forte ritardo scolastico, un significativo divario tra studenti italiani e studenti con cittadinanza non italiana, dovuta sia alla forte diversità dei sistemi di istruzione e delle culture di provenienza, sia alla resistenza di tante famiglie straniere ad una effettiva integrazione.
Pertanto, non c’è solo la difficoltà di apprendimento e di integrazione, ma “si sta sempre più massicciamente manifestando una diffusa sudditanza psicologica con trattamenti di favore nei confronti dei musulmani, ai quali si concedono nelle scuole spazi e diritti normalmente preclusi ad altri o comunque non previsti dalla vigente legislazione”. Lepore fa alcuni esempi, si va da Monfalcone, dove ad alcune ragazze è consentito di indossare il niqab (il velo integrale) nelle ore scolastiche. Mentre in una scuola di Pioltello viene concessa (o, meglio, accettata supinamente) anche quest’anno la chiusura in occasione della fine del Ramadan, insieme a concessioni di spazi all’interno delle scuole per raccogliersi in preghiera.
Inoltre, ha suscitato forti polemiche, nei mesi scorsi, il caso dei bambini della scuola materna paritaria cattolica “Santa Maria delle Vittorie” (Vittorio Veneto) che sono stati portati dalle loro maestre, d’accordo con parroco e genitori, a visitare la moschea di Susegana e, prostrati viso a terra rivolti verso la Mecca, sono stati fatti pregare dall’imam. Ancora a partire da settembre 2025, tutte le scuole del primo ciclo di Bologna servono, su richiesta, carne halal per gli studenti che ne fanno richiesta. A Brescia, è stata aperta una scuola coranica per i bambini che troverà sede nel centro della città (vale la pena ricordare che il Corano non è solo un testo religioso ma è la fonte principale del diritto islamico. Ad esempio, tra le varie pene prevede anche le mutilazioni e la morte, pene che contrastano con il nostro ordinamento).
Anche nelle Università, dove la presenza di studenti musulmani è rilevante, si verificano episodi di “invadenza” dell’Islam, come ad esempio è accaduto nel maggio scorso a Torino, nella sede delle facoltà umanistiche, dove per quasi un’ora l’imam Brahim Baya ha potuto predicare indisturbato davanti a qualche decina di studenti in uno spazio occupato della struttura. Ed è notizia fresca l’apertura, per la prima volta in Italia, di uno spazio di culto per i fedeli musulmani presso una sede universitaria, come è accaduto all’università Magna Graecia di Catanzaro.
Tutto questo, mentre si contesta la presenza del crocifisso nelle aule e si nega ai sacerdoti cattolici la possibilità di entrare nelle scuole per la benedizione pasquale. Crocifisso no perché è offensivo; mezzaluna sì perché è inclusiva.
La sensazione è che si stia gradualmente realizzando, in realtà, quel processo di sostituzione etnica e culturale ipotizzato in questi ultimi anni da numerosi analisti e irriso puntualmente dai partiti di sinistra, che accusano di complottismo chi ne parla. Che non sia affatto complottismo, si evidenzia nelle parole di un autorevole personaggio musulmano, che in occasione di un incontro ufficiale sul dialogo islamo-cristiano, rivolgendosi ai partecipanti cristiani, disse a un certo punto con calma e sicurezza: «Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo; grazie alle nostre leggi religiose vi domineremo».
Quello che i valenti docenti estensori della lettera non sanno, o fanno finta di non capire, è che l’islam moderato non esiste (esistono degli islamici moderati) e che più potere gli diamo più ci sottometteranno, perché questo è il loro DNA religioso, politico e sociale; fanno quello che per loro è giusto e non rinunceranno (ricordiamo ancora una volta che la parola Islam significa letteralmente “sottomissione a Dio“, e che per i musulmani religione e politica coincidono). Pertanto, per Lepore, non abbiamo bisogno di teorie pedagogiche per decolonizzare la scuola. Quello che devono fare i cristiani (ci sono ancora?) è una nuova evangelizzazione del continente Europeo, sempre più invaso dalla immigrazione da paesi islamici ed immerso, da parte sua, nel nulla del relativismo e dell’indifferentismo religioso. Come profeticamente disse mons. Biffi «ciò che mi pare senza avvenire è la “cultura del niente“, della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l’atteggiamento largamente dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di verità. Io penso che l’Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana». Prima che sia troppo tardi.
a cura di Domenico Bonvegna
