Carissimi, all’inizio di questo mese abbiamo commemorato i defunti. Ci siamo recati nei vari cimiteri a rendere loro omaggio e, nel ricordo vivo della comunione dei santi, abbiamo pregato per loro e scambiato qualche parola con persone di nostra conoscenza, menzionando i tratti salienti della vita dei nostri cari. Passato e presente si sono incontrati davanti alla gelida lapide in prospettiva di un futuro luminoso e carico di eternità!
Anch’io, approfittando dell’assenza di affollamento, nei giorni successivi ho percorso con calma i viottoli di questo spazio sospeso tra terra e cielo, e ho riflettuto sul senso della vita e del tempo che il Signore dona a ciascuno.
Una prece sommessa, tanti ricordi, un fiore deposto, uno sguardo alle tombe nuove che di anno in anno accrescono quel luogo di memorie.
Una lacrima silenziosa per tanti volti che tornano nel cuore.
È una visita sempre carica di emozioni, ma anche ricca di fede.
Questa lettera, eco pacata di alcuni passaggi ruminati durante una bella giornata di sole autunnale e punteggiata da un refolo di grecale, intende offrire senza alcuna pretesa tratti di quella riflessione.
Il contesto, nel quale ho sviluppato il mio pensiero, è circoscritto da una grande pace, intessuta di silenzio e di luce, ambiente propizio nel quale far scaturire preghiera e meditazione.
È questo, forse, il luogo che parla a tutti, credenti e non credenti, perché certe domande, di solito sommesse o nascoste, qui tornano taglienti e decisive.
É una riflessione sull’oltre: oltre quel muro d’ombra, che cosa c’è? chi ci sarà? come sarà? e dove?
Così, in un primo momento, è stato quasi naturale percepire il distacco dal tumulto del mondo moderno che trascina inevitabilmente in un gorgo sfrenato, che solitamente sfocia in angoscia, tormento e sfinimento.
In un gioco di chiaro-scuro ho preso, poi, coscienza delle relazioni fragili, della perdita del senso di sé, dell’insidia che divora e consuma il nostro essere: l’idolatria del tempo.
Seppur per qualche ora, quel luogo ha rappresentato un’oasi nella quale ho vissuto il distacco dal ritmo frenetico, supportato dalla considerazione sapienziale di Qoelet 3,20:
“tutto è venuto dalla polvere e tutto ritorna nella polvere”.
È vivo il contrasto fra il prima e il dopo, se pensiamo che, oggi, non abbiamo più il tempo di nutrire i nostri pensieri personali in modo lento e fecondo, perché soffocati da impegni assillanti.
Si dice: il tempo è denaro!
Ma questo guadagno a quale prezzo matura? Forse, a quello dell’Intelligenza Artificiale?
Avverto una certa pigrizia di discernimento, quasi un’incapacità a leggere in profondità i segni di Dio nel quotidiano. In un mondo in cui è sempre più evidente che Dio sia scaricato ogni giorno, il nostro sapere artificiale si prepara a scaricare anche l’uomo?
Se dovessimo ancora lasciarci avvolgere dalla velocità e dall’agitazione, senza reagire a questo trend, rischiamo seriamente di perdere la stabilità affettiva. Non si tratta di rimpiangere i tempi passati, ma di imporre a noi stessi soste di silenzio autentico per ricostruire la nostra matrice comune: il dono della vita nuova in Gesù. Se così non fosse, ci ritroveremo tranquillamente nello squilibrio morale e spirituale, oltre che in quello psichico, in quanto la Terra senza il Cielo è fango; ma la Terra con il Cielo diventa un giardino.
Pertanto, l’invito è quello di prenderci un tempo per badare serenamente alle nostre sofferenze e alle nostre gioie, ai sogni sempre in divenire.
Limpida la meta, svelto il passo!
Dio ci ha fatti per il cielo. Il nostro cuore sia, quindi, in cielo e il cielo sia nel nostro cuore.
Ne sgorgherà e zampillerà una sorgente di acqua viva, luce riflessa che si farà gioia nell’intimo, speranza viva e penetrazione di buio.
Davanti ai nostri cari defunti, animati dal desiderio di una postuma correzione, allentiamo le esasperazioni che inaspriscono la nostra esistenza.
Riprendiamo lo slancio di fede che allontana gli sbandamenti.
Pacifichiamo i rapporti familiari.
Rischiariamo il nostro sguardo nell’attesa di giungere anche noi alla visione beatifica del Signore, quando “saremo simili a Lui, perché lo vedremo così come Egli è” (1 Gv 3,2).
Auguri di ogni bene,
Ettore Sentimentale
