RONALD REAGAN: L’UOMO CHE SALVO’ L’AMERICA

Il Domenicale del 19 giugno 2004 in occasione della scomparsa del presidente Ronald Reagan, ha dedicato due pagine intere per ricordare il più grande presidente americano. E’ interessante leggere l’intervento di Margaret Thatcher, “L’uomo che salvò l’America”.

Scrive la Thatcher, “c’eravamo incontrati alcuni anni prima e avevamo discusso di politica all’epoca in cui Reagan era ancora governatore della California: sapeva quindi che su molti punti credevamo nelle stesse identiche cose. Ebbi dunque in quel momento la netta sensazione che assieme avremmo potuto affrontare imprese grandiose […]”. Continua il Primo ministro inglese, “Il presidente Reagan comprese subito che la malattia era però il pessimismo stesso e che la cura invece era l’ottimismo. Decise allora di intraprendere una salutare opera di restaurazione della fiducia nelle premesse del sogno americano: un sogno fatto di opportunità senza limiti fondate sullo spirito d’intrapresa, sugli sforzi dei singoli e sulla generosità personale”. Con la visione ottimistica dell’economia che ha caratterizzato gli anni di Reagan, l’economia si espanse del 25% in 72 mesi di crescita continua – il più lungo periodo di sviluppo economico mai realizzato nella storia degli Usa in tempo di pace. Un impatto enorme anche a livello internazionale.

Scelse i principi in cui credeva, vi rimase sempre fedele e così contagiò gli americani e il resto del mondo. Dopo il disastro del Vietnam non era facile dare fiducia alle Forze Armate. Ristrutturò il settore militare, rafforzò non solo le difese statunitensi, ma anche la volontà dei Paesi alleati, producendo immediatamente l’installazione dei missili Cruise e Pershing in punti strategici del territorio europeo occidentale per contrastare il Male del secolo, il comunismo. Tutto questo accade nel momento in cui l’Urss aveva scatenato la più grande “offensiva di pace”, scatenata da Mosca, attraverso gli utili idioti occidentali con le varie manifestazioni per la Pace. Tuttavia, la tattica di Mosca fallì, i missili statunitensi furono dislocati e i sovietici furono costretti alle trattative e smantellare le proprie installazioni missilistiche. Reagan ottenne risultati eccellenti contro il terrorismo.

Attraverso la forza ottenne la Pace. Interessante la posizione di Reagan sui diritti umani che ha dato tanta speranza a tutti coloro a cui erano negate le libertà fondamentali. Il ripristino della forza americana ha costretto Gorbacev alle riforme. Ha governato per otto anni esprimendo al meglio la filosofia del vero conservatorismo. Reagan è stato il più grande presidente Usa del secolo XX° ha affermato E. Brimelow anche se ricorda pure i difetti. L’eredità reaganiana maggiore è il suo stile. Un presidente che ha costruito il suo futuro schierandosi apertamente a favore di Berry Goldwater nel 1964, l’uomo che spostò a Destra, e in maniera sostanzialmente irreversibile ampi settori del Partito Repubblicano. Reagan ha sostenuto sempre la causa del conservatorismo negli otto anni che ha governato. Il Conservatorismo USA non è una ideologia, né una dottrina di partito, né solo un programma politico, economico e sociale. E’ invece uno stileuno stile di vita un cast of mind come dicono i suoi teorici.

Insomma, una forma mentis (spirito e mente). E’ il conservatorismo che le ha dato il padre riconosciuto di questa cultura negli Usa, quel Russel Kirk, la cui opera principale e maestra del 1953 si intitola proprio The Conservative Mind. Reagan dovette molto a Kirk e al suo stile conservatore. Kirk per una vita intera ha spiegato cosa significa essere americani, amava spesso utilizzare la metafora: siamo dei nani sulle spalle di giganti. I giganti rappresentavano la bimillenaria cultura classica e cristiana dell’Europa importata finalmente anche in America. Reagan ha governato con questo cast of mind (modo di pensare).

E’ questa l’eredità più importante lasciata da Reagan, quel cast of mind che ha imparato da altri. Concludo, il Dom dona un’altra interessante scheda di Lee Edwards (Ritratto di un americano alla Casa Bianca, prima, dopo e durante) Edwards sostiene che Reagan è stato un leader autentico. Ha guidato a nazione più potente del mondo per quasi un decennio, ha governato con coraggio, prudenza, giustizia e saggezza. Edwards ricorda un particolare, ha visitato la biblioteca di Reagan, era piena di opere di storia, di economia e di biografie fitte di note vergate con la sua inconfondibile scrittura. Infine, ricorda che nei suoi discorsi Reagan sosteneva che non si trattava di contenere il comunismo, quanto quello di sconfiggerlo mediante un apparato militare forte e l’appoggio deciso alle “nazioni prigioniere”.

DOMENICO BONVEGNA

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