Si celebra oggi la Giornata Mondiale del Sangue del Cordone Ombelicale e i dati raccontano un settore strategico ancora molto indietro in Italia. In Scientia Fides, l’unica Biobanca privata per la crioconservazione delle cellule staminali del cordone ombelicale con sede sulla penisola italiana e accreditata FACT-NetCord, rinnova con forza la sua proposta per l’adozione di un Modello Ibrido di gestione, in grado di coniugare l’eccellenza scientifica e la trasparenza del settore privato con la missione solidaristica del sistema pubblico, un modello già in vigore in paesi come il Regno Unito e la Germania, dove la collaborazione tra pubblico e privato ha portato a un significativo aumento della raccolta e delle opportunità terapeutiche.
Una procedura sicura, indolore e che non comporta rischi né per il bambino né per la madre ma che potrebbe essere una terapia salvavita per l’intera famiglia. Queste le potenzialità delle cellule staminali contenute nel cordone ombelicale che troppo spesso ad oggi in Italia ancora vengono buttate.
“Solo nel 2,8% dei parti viene donato il cordone ombelicale si tratta di una risorsa salvavita sprecata a causa del muro pubblico-privato che limita terapie e ricerca e spesso questo patrimonio biologico viene buttato. É un’opportunità di salute per la collettività e per la famiglia – commenta Luana Piroli, Piroli direttore generale e della raccolta di In Scientia Fides – che, tuttavia, in Italia è limitata da un’eccessiva polarizzazione tra sistema pubblico e privato. Il sistema italiano non sfrutta appieno questo potenziale. La donazione allogenica (pubblica) è un dovere civico cruciale, ma la conservazione autologa (privata) risponde a un’esigenza legittima e, per patologie a rischio, persino terapeutica, come nel caso della conservazione dedicata già prevista dalla legge. Un modello che integri le due realtà, mutuando l’esperienza di paesi come Inghilterra e Germania, permetterebbe di massimizzare la raccolta, aumentando il numero complessivo di campioni idonei e arricchendo sia il patrimonio della collettività sia le opzioni per le famiglie per offrire una risposta concreta alle famiglie.”
“Un sistema ibrido permetterebbe una maggior sicurezza e trasparenza per le famiglie attraverso un quadro normativo definito che impedirebbe il proliferarsi di agenzie commerciali – prosegue Piroli – garantendo così che il patrimonio biologico delle famiglie venga affidato a strutture sanitarie certificate. Ad oggi ancora troppe famiglie si affidano a biobanche estere prive di certificazioni riconosciute”.
“Chiediamo al legislatore e alle istituzioni sanitarie di aprire un tavolo di confronto urgente per regolamentare la sinergia tra pubblico e privato. Non è più tempo di divisioni, ma di collaborazione per garantire un futuro di salute condivisa che sfrutti appieno il valore inestimabile del sangue cordonale,” conclude il Direttore Generale.
