Milano – Oltre il 90% dei petti di pollo analizzati a marchio CONAD, Coop ed Esselunga presentano segni evidenti di white striping, una malattia che si presenta sotto forma di strisce bianche, costituite da grasso e tessuto cicatriziale, sui petti di pollo e che è indice di scarsa qualità della carne e condizioni di allevamento assolutamente inadeguate.
Dall’analisi delle sole confezioni con petti di pollo in cui la prevalenza e la gravità della malattia erano adeguatamente valutabili per via delle modalità di confezionamento e di lavorazione, Coop risulta essere l’insegna che registra i dati peggiori per via dell’alta incidenza dei livelli più gravi di malattia sui campioni analizzati e presenti sugli scaffali dall’insegna. Ad affermarlo è un’analisi pubblicata oggi da Essere Animali, associazione da anni impegnata nella tutela degli animali allevati, che ha condotto un’indagine su oltre 600* confezioni di petto di pollo, a marchio delle tre insegne, proveniente da allevamenti convenzionali e in vendita in alcuni dei supermercati di dieci città sparse su tutto il territorio nazionale.
I risultati principali evidenziano che:
- Sulla totalità dei campioni analizzati le strisce bianche sono presenti nel 92,0% dei prodotti a marchio CONAD, 90,6% di quelli a marchio Coop e nel 96,4% di quelli a marchio Esselunga;
- Sempre sulla totalità dei campioni analizzati, tra i petti di pollo caratterizzati dalla presenza di strisce bianche, la maggior parte delle confezioni analizzate mostra percentuali significative di petti di pollo affetti da livelli gravi della malattia del white striping (livello 2 e 3): 52,4% per CONAD, 42,6% per Coop e nel 50,9% per Esselunga;
- A differenza delle altre insegne, che permettono un’analisi chiara dei prodotti in vendita sugli scaffali, i petti di pollo a marchio Coop hanno quasi sempre etichette di grandi dimensioni che non permettono di analizzare in modo completo e accurato il prodotto. A questo si aggiunge anche la presenza di petti con superficie traslucida (riscontrata in oltre la metà delle confezioni analizzate), molto probabilmente a causa della lavorazione dei prodotti;
- Tenendo però in conto solo le confezioni contenenti petti di pollo con superficie non traslucida e quindi accuratamente analizzabili e comparabili con le altre insegne, i prodotti a marchio Coop risultano tra quelli con maggiore presenza di white striping (96,1% dei prodotti), e quelli con la più alta percentuale di casi con gravità elevata della miopatia (55,4% dei prodotti affetti da white striping con punteggi 2 e 3);
Simone Montuschi, presidente di Essere Animali, commenta: «Nelle sue comunicazioni pubbliche, Coop dichiara che il benessere animale è un elemento fondante della sua politica aziendale, e che l’attenzione a questo tema è massima per i prodotti a marchio proprio. Le nostre analisi mostrano che non è così. Come giustifica Coop i risultati delle nostre analisi? Si tratta di risultati che indicano la percentuale più elevata di casi gravi di white striping tra le insegne analizzate e una presenza più alta della malattia rispetto a quella che abbiamo riscontrato nei prodotti in vendita nei discount di Lidl Italia nel 2024, e che mostrano condizioni preoccupanti per i polli da carne allevati nella filiera a marchio Coop».
Il white striping è una miopatia tipica dei polli a rapido accrescimento che, a causa dell’estrema selezione genetica, sono portati a crescere in tempi estremamente brevi, a danno della loro salute: i muscoli, soprattutto quelli del petto, si sviluppano così velocemente da superare la capacità del sistema circolatorio di fornire sangue e ossigeno sufficienti. Di conseguenza, molte fibre muscolari si danneggiano o degenerano, venendo gradualmente sostituite da tessuto fibroso e grasso, che si manifesta visivamente sotto forma di striature bianche da cui deriva il nome della malattia (white striping ovvero strisce bianche).
Secondo le evidenze scientifiche, il white striping interessa tra il 50% e il 90% dei polli a rapido accrescimento, quelli maggiormente impiegati negli allevamenti intensivi dai quali provengono 9 polli italiani su 10. La filiera del pollo italiana, infatti, si basa principalmente proprio sui sistemi di allevamento convenzionale, con capannoni in cui vengono immessi decine di migliaia di polli da razze a rapido accrescimento che nell’arco di circa 30-40 giorni verranno mandati al macello, puntando quindi su quantità e rapidità. Ed è proprio da queste filiere che proviene gran parte della carne di pollo con white striping venduta a marchio CONAD, Coop ed Esselunga – tre delle catene di supermercati più amate dagli italiani secondo Altroconsumo.
Oltre a indicare chiaramente gravi problemi di benessere animale e selezione genetica, il white striping è indice di bassa qualità della carne perché ne altera l’aspetto e la consistenza. La sua presenza, visibile a occhio nudo al momento dell’acquisto, comporta un aumento del contenuto di grassi (addirittura del 224% secondo alcuni studi) e ne riduce la quantità di proteine (fino al 9% in meno).
«Le evidenze scientifiche sono ormai inequivocabili: i polli da razze a rapido accrescimento sono particolarmente inclini a sviluppare miopatie come il white striping, dimostrando come la selezione genetica abbia un impatto deleterio sulla salute degli animali e sulla qualità nutrizionale dei prodotti. Adottando i criteri dello European Chicken Commitment, Coop, e le altre catene di supermercati italiani come CONAD ed Esselunga, potrebbero affrontare in modo efficace il tema del benessere dei polli negli allevamenti che riforniscono le loro filiere a marchio, a partire dall’adozione di razze a crescita più lenta», aggiunge Montuschi.
Lo European Chicken Commitment (ECC) rappresenta oggi lo standard minimo di riferimento per l’allevamento dei polli in Europa, adottato da oltre 300 aziende e numerosi gruppi europei, tra cui i leader del mercato avicolo francese (Gruppo LDC e Terrena) e aziende italiane tra cui Carrefour Italia, Cortilia, Eataly e Gruppo Fileni. È quindi quanto mai urgente che anche insegne leader del mercato italiano come Coop, CONAD ed Esselunga intraprendano questo percorso per garantire un reale miglioramento delle condizioni dei polli allevati nelle loro filiere a marchio e rispondere in modo efficace alle crescenti aspettative dei consumatori in materia di benessere animale e qualità dei prodotti.
«Grazie ai grandi volumi che gestiscono, un impegno concreto di CONAD, Coop ed Esselunga sull’ECC comporterebbe un miglioramento significativo della qualità della vita per milioni di polli e renderebbe finalmente disponibili per i consumatori italiani prodotti realmente sostenibili a prezzi accessibili», conclude Montuschi.
