IL GENOCIDIO INVENTATO DEGLI ABORIGENI IN AUSTRALIA

In queste settimane è di moda utilizzare con tanta facilità la parola “genocidio”, vi voglio raccontare di un genocidio inventato, guarda caso proprio con lo scopo di odiare l’Occidente. Il tema è stato trattato a suo tempo dal professore Massimo Introvigne (20 agosto 2005, n.34, Il Domenicale) La premessa è d’obbligo: la storia dell’Occidente non è solo gloriosa, ci sono, come diceva san Giovanni Paolo II per la conquista dell’America, “luci ed ombre”, tuttavia, l’Occidente è anche portatore di valori che vale la pena difendere.

Per la sinistra locale australiana, la storia del Paese riposa su un peccato originale: il genocidio di decine, forse centinaia di migliaia di aborigeni da parte di coloni bianchi. L’”etnocidio” secondo la vulgata sinistra, è stato perpetrato dai missionari cristiani, protestanti e cattolici, che ne hanno in gran parte distrutto la cultura e la religione imponendo conversioni forzate al cristianesimo. Pertanto, si chiede di continuo al governo di chiedere solennemente scusa agli aborigeni e di concedere loro terre, posti di lavoro pubblici e generosi sussidi.

E’ una propaganda che si avvale di due generazioni di accademici marxisti e post-marxisti, generosamente finanziati dai governi socialisti che hanno imposto libri di testo, nei musei, nella letteratura, nel cinema. E’ la storia degli aborigeni sterminati senza pietà dai coloni, sotto l’occhio tollerante di missionari del tutto privi di misericordia verso i “pagani”. E’ la solita storia della sinistra woke che arriva ad abbattere le statue in America di Cristoforo Colombo o di san Junipero Serra, l’apostolo della California, perché sono stati colonizzatori e artefici di genocidi etnici. 

A partire dal 2002 le cose sono cambiate. Un autorevole storico ed ex marxista pentito diventato neoconservatore Keith Windschuttle ha pubblicato il primo di tre volumi di un’opera monumentale su La Falsificazione della Storia aborigena (The Fabrication of Aboriginal History, Vol. 1 Macleay Sydney 2002) dedicato alla Tasmania, l’isola, dove secondo i sinistri sarebbe avvenuto il genocidio peggiore con migliaia di aborigeni uccisi. Windschuttle ne riduce decisamente a 125 uccisi e sostiene che la riduzione degli aborigeni è derivata per le malattie infettive e da scontri infratribali. I superstiti vivono in riserve con altissimi tassi di alcolismo e di violenza. Windschuttle prima di essere cacciato dall’università, si è dimesso spontaneamente.

Anche in questo presunto genocidio si è ripetuta la stessa strategia di diffamazione e di odio contro chi cerca di difendere l’Occidente. Per un approfondimento del tema rinvio il lettore all’intervento sempre del professore Introvigne su Lanuovabussola (Australia. Aborigeni, troppe calunnie contro i missionari, 7.5.2011, lanuovbq.it). Qui Introvigne afferma, che una, “delle forme più aggressive del moderno relativismo culturale, promossa soprattutto da alcune tendenze dell’antropologia che hanno però contagiato anche missionari cristiani, è il relativismo antropologico, secondo cui non esistono verità e valori universali. Ogni verità presunta universale sarebbe un semplice prodotto di una determinata cultura e varrebbe solo all’interno di quella cultura. Chi volesse perciò proporre verità e valori nati in Occidente a popolazioni di altre zone della Terra, soprattutto «primitive», si renderebbe colpevole di genocidio culturale e di «etnocidio»”.

DOMENICO BONVEGNA

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