
Il 14 settembre scorso il Santo Padre Leone XIV presso la Basilica di San Paolo a Roma commemorava insieme ai Rappresentanti delle altre Chiese e Comunioni Cristiane i martiri e i testimoni della fede: “Non possiamo, non vogliamo dimenticare. Vogliamo ricordare”, ha detto il Papa. A fine luglio sempre Leone XIV in piazza S. Pietro alzava la voce per il barbaro assassinio dei cristiani in una chiesa della Repubblica democratica del Congo e invitava a pregare per i cristiani che nel mondo continuano a soffrire violenze e persecuzioni.
Anche allora ci sono state poche reazioni da parte dei giornali e dei cattolici. Per quanto mi riguarda ho segnalato un articolo da parte di Francesco Borgonovo, (L’urlo di Leone: strage di cristiani nel silenzio, 31.7.25, La Verità) in prima pagina rilevava questo dramma. I politici occidentali non fanno nulla, preferiscono tacere o puntare su altri massacri, più utili alla loro propaganda. Ieri ci ha pensato Andrea Morigi sul quotidiano Libero a denunciare la mattanza dei cristiani nel mondo nell’indifferenza di tutti a cominciare dai cristiani stessi. In questi giorni abbiamo assistito a cristiani da parrocchia, che si sono svegliati dal lungo torpore, esternando con emozione sui social fior di “pistolotti” sulla pace, alla vista di studenti liceali manifestare in piazza per Gaza.
“Se fossero stati preti condannati per abusi sessuali, furto e vita disordinata, le loro vicende avrebbero trovato un po’ di spazio. Siccome però sono sacerdoti e laici cattolici africani, bruciati vivi come don David Tanko, morto martire due anni fa nello Stato di Taraba, in Nigeria, o don Augustine Dauda Amadu, parroco della Chiesa dell’Immacolata Concezione di Kenema, in Sierra Leone, assassinato il 30 agosto scorso, sudi loro è calato il silenzio”. (La mattanza dei cristiani dimenticati dall’Occidente, 24.9.25, Libero) La Santa Sede ha raccolto oltre 1.600 casi di persecuzione violenta dal 2000 in avanti. E all’elenco mancano ancora molte testimonianze, scrive Morigi.
Il sangue continua a scorrere da anni, senza provocare scandalo e reazioni pari a quelli a cui parallelamente si assiste per la guerra a Gaza, anche se in luoghi più periferici rispetto all’attenzione dei mezzi d’informazione. Per testimoniare le dimensioni di umanità e di sofferenza, a Milano nei locali della Fondazione Ambrosianeum, si aprirà il 27 ottobre «Fede e Guerra», una mostra fotografica a cura dell’associazione di fotoreporter Memora. Il focus su Armenia Libano, Myanmar, Nigeria, Siria, permetterà di introdurre poche, ma significative storie sulle quali iniziare a smuovere un po’ d’attenzione, con una modalità partecipativa, attraverso workshop e il progetto di un libro. Il giornalista di Libero fa alcuni esempi dove i cristiani subiscono discriminazione in varie forme, da anni. A cominciare dall’India dove gli induisti costringono con la forza i cristiani alla conversione, distruggendo interi villaggi. I religiosi cattolici subiscono vessazioni di ogni tipo.
“Si danno per scontate le stragi in Africa, come se fossero un meccanismo fisiologico”. Tanto che dall’inizio del 2025 si calcola che nella sola Nigeria siano stati uccisi più di 7mila cristiani. Un vero e proprio sterminio.
“Il primo settembre scorso una donna accusata di blasfemia contro l’islam è stata bruciata viva dalla folla nella Nigeria centrale”, perché aveva fatto qualche osservazione su Maometto, e siccome laggiù c’è la sharia, allora la blasfemia è punibile con la morte. In molti casi gli accusati vengono uccisi sul posto in attacchi di massa senza passare attraverso un procedimento legale. Il racconto continua di uccisioni da parte dei terroristi jihadisti di Boko Haram che attaccano all’improvviso i villaggi sparando all’impazzata sugli inermi cristiani. Contare il numero dei morti sembra un’impresa impossibile. Eppure, una commissione vaticana composta da storici, teologi ed esperti ha documentato le vicende di oltre 1.600 uomini e donne uccisi negli ultimi 25 anni a causa della loro fede cristiana. È un lavoro sostenuto da Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), della ricerca avviata in occasione del Grande Giubileo del 2000 su richiesta di san Giovanni Paolo II. La commissione dopo diciotto mesi di indagini ha identificato 1.624 casi di cristiani uccisi in odio alla fede tra il 2000 e il 2025: 643 in Africa subsahariana, 357 in Asia e Oceania, 304 nelle Americhe, 277 in Medio Oriente e Maghreb e 43 in Europa.
E i dati raccolti non sono ancora definitivi. Morigi cita anche il caso del vescovo cinese, mons. Placidus Pei Ronggui, vescovo clandestino della diocesi cattolica di Luoyang, morto il 6 settembre a 91 anni dopo aver conosciuto più volte il carcere per il rifiuto di aderire al Partito comunista. Chissà se verrà conteggiato tra i numerosi perseguitati. “Magari un giorno si potranno inserire anche Charles James Kirk, colpito a morte il 10 settembre scorso nello Utah mentre faceva apostolato o le due vittime dell’attentato alla chiesa dell’Annunciazione di Minneapolis, negli Stati Uniti del 27 agosto scorso”. Anche in Occidente i cristiani rischiano la vita. E talvolta la galera, come don Custodio Ballester, di Barcellona, che potrebbe essere condannato a tre anni di carcere per aver scritto che l’islam radicale vuole distruggere la civiltà cristiana e radere al suolo l’Occidente». È vero, ma non si può più dirlo.
DOMENICO BONVEGNA
dbonvegna1@gmail.com