L’Italia della sanità e dell’assistenza rischia di diventare la retroguardia d’Europa

«Formazione linguistica ridotta a 120 ore e stipendi da 1.500 euro al mese? In Germania si richiede un livello B certificato di lingua tedesca per esercitare la professione, nel Regno Unito o in Olanda gli infermieri domiciliari percepiscono retribuzioni che parlano di 2.500 euro netti, nei Paesi scandinavi e in Svizzera si superano facilmente i 3.500/4.000 euro mensili, con tanto di alloggi pagati. 

Come può l’Italia pensare di attrarre e valorizzare professionisti sanitari dall’estero con queste condizioni?». Esordisce così Antonio De Palma, presidente del sindacato degli infermieri Nursing Up.

E’ di questi giorni l’annuncio diffuso da unagenzia internazionale specializzata nel reclutamento di infermieri stranieri, che propone incarichi di assistenza domiciliare a L’Aquila con 1.500 euro al mese per 11 mesi, più 21 giorni di ferie retribuite e alcuni benefit (uniforme, tre mesi di alloggio, volo iniziale).

«Una cifra – osserva De Palma – del tutto insufficiente per un infermiere italiano con famiglia. 

Ed ecco perché si punta a reclutare personale dall’estero, spesso extracomunitario, con un percorso di integrazione linguistica di sole 120 ore. 

Ma vi rendete conto? L’ esercizio professionale quotidiano con i pazienti, spesso anziani e fragili, richiede competenze solide e comprovate. Non è forse questa la base di un’assistenza sicura e di qualità?»

Medici fanno scudo e sanno fare squadra, ma gli infermieri ?

La recente sentenza del TAR Lombardia, che ha accolto i ricorsi della FNOMCeO e dell’Ordine dei Medici di Milano bocciando la scorciatoia regionale sul riconoscimento dei titoli esteri, dimostra come i medici sappiano fare fronte comune per tutelare la propria categoria.

 Gli infermieri, invece? Non ci pare di aver sentito di iniziative analoghe e congiunte, da parte delle nostre rappresentanze istituzionali, su problematiche similari che interessano l’infermieristica!

Il Nursing Up mette in guardia dal rischio di un mercato parallelo del lavoro infermieristico: mentre i nostri professionisti italiani emigrano verso Paesi che offrono salari adeguati e tutele, in Italia si attirano colleghi stranieri, proponendo, attenzione, ad oggi, condizioni al ribasso che presto neppure loro accetteranno più.

«È una spirale pericolosa – conclude De Palma –. Prima costringiamo i nostri infermieri a lasciare l’Italia perché sottopagati e demotivati, poi proviamo a sostituirli con colleghi stranieri offrendo condizioni miserevoli e magari corsi di lingua di 4 settimane per gettarli nella mischia per far fronte alla carenze di personale. 

Nel frattempo “inventiamo di sana pianta” la figura dell’assistente infermiere, ibrida e surrogata. Così il nostro Paese diventa sempre più povero di competenze e meno attrattivo sul piano sanitario, con ripercussioni gravissime sulla qualità dell’assistenza ai cittadini».