Tim tornata statale. A quando il monopolio con prezzi maggiori e qualità inferiore?

Agcom e Antitrust hanno dato il via libera all’acquisto da parte di Poste del 15% delle azioni Tim del gruppo francese Vivendi. Poste Italiane, già azionista di minoranza, ora detiene il 24,81% delle azioni ordinarie di Tim (1), quindi è socio di maggioranza. Poste sono al 64,26% di proprietà del ministro dell’Economia e Finanze – Mef (29,26% direttamente e 35% tramite Cassa Depositi e Prestiti, a sua volta controllata dal Mef). Quindi il Mef (lo Stato) è ora socio di maggioranza di Tim.

C’era una volta la Teti, poi Sip, poi Telecom. Florida azienda di Stato monopolista delle telecomunicazioni. Poi arrivò la liberalizzazione e lo Stato diventò marginale, cioè svolgeva la sua funzione primaria in quello che si definisce un mercato libero e concorrenziale: dettava le regole, senza che queste lo riguardassero direttamente. Tante aziende comparirono sul mercato. Le tariffe calarono, mentre qualità e offerte dei servizi aumentarono.

Oggi, con lo Stato che controlla Tim, siamo tornati indietro. Avremo le tariffe più care e minore qualità? Non proprio, almeno al momento.

Ma avremo uno Stato che fa le leggi per se stesso, conflitto di interessi. Uno dei principali condizionamenti alla libertà di mercato.

Per esempio: la rete degli sportelli Poste sul territorio, non saranno una concorrenza sleale verso gli altri gestori dei servizi tlc? Antitrust ha detto di no: Poste (finanza e poste, marginalmente comunicazioni) e Tim (tlc) svolgerebbero attività diverse. Antitrust, che sembra non vedere oltre il proprio naso, non valuta che, proprio per la massiccia presenza di Poste sul territorio, attività cosiddette marginali come PosteMobile, avrebbero l’opportunità di crescita come, invece, non sarebbe per i concorrenti di Tim/PosteMobile: con l’aggravante che Tim/Poste sono controllate dallo Stato.

Noi “miserabili” utenti di questi servizi ne saremo vittime principali. Direttamente e indirettamente.

Direttamente perché saremo subissati dalle offerte Tim/Poste ovunque, anche quando andiamo a spedire una raccomandata o un pacco, a differenza degli altri operatori che, se vorranno fare pubblicità negli uffici postali, ammesso che gliela facciano fare, dovranno pagare.

Indirettamente perché i nostri media e legislatori, già oggi sono proni al potere dei big del settore e, prima di fare una legge o dire qualcosa in merito a questi big, ci pensano due volte… figuriamoci da oggi che il big dei big del settore è lo stesso Stato.

Aduc, le cui attività di controllo su questi big hanno sempre difficoltà a trovare spazio su media che “campano” di miliardi di pubblicità delle tlc, ha di recente vissuto una esperienza “istituzionale” proprio nel merito. Una sua proposta di legge, con referenti nella maggioranza di governo, che avrebbe potuto limitare molte delle azioni illegali di questi big grazie al telemarketing selvaggio, è rimasta senza referenti. Figuriamoci cosa accadrà se questi  ex-referenti, oltre che riverenti verso le big delle tlc lo saranno verso tlc di Stato… buio del buio.

La vicenda di Aduc, una fra le tante, è sintomatica di cosa accade quando a mercato e concorrenza si sostituisce una sorta di monopolio/oligopolio. Conseguenza del quale sono, inevitabilmente, aumento dei  prezzi, calo di offerte e qualità. Il contrario di quello che  fino ad oggi è stato il nostro mercato tlc, pur coi tanti problemi di illeciti e truffe.

 

1 – https://www.aduc.it/articolo/ok+antitrust+poste+tim+tutti+dettagli_39788.php

 

 

Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc