
La vicenda dei dazi Usa/Ue, pur se ancora non definita nei particolari, è un campanello d’allarme per l’Unione Europea (1).
La politica che ha avuto il sopravvento è stata quella di evitare qualunque tipo di guerra commerciale. Pur con alcune – diffuse – degenerazioni del tipo “l’abbiamo scampata, Trump voleva il 30%”… chissà se queste degenerazioni sarebbero state le stesse se, fra le varie opzioni via via presentate da Trump, il presidente Usa si fosse fermato sul 50%… andava bene il 25%? Insomma… sarebbe andata bene perché abbiamo fatto accordi di per sé, anche se il contenuto degli stessi è – sempre per quello che si sa – molto problematico e totale cessione per rendere dominanti e più ricchi di quanto già non lo siano gli Usa.
L’aspetto che qui ci interessa è lo “stato dell’Unione”.
In una vicenda precedente, l’Ue è stata più pragmatica: la mancanza di una difesa comune (resa lampante per le vicende Russia/Ucraina e le altalene Usa), ha portato la Commissione a chiedere agli Stati maggiore spesa in armamenti… che di per sé non porta ad un “esercito europeo”, ma attualizza un contesto in cui l’Ue è molto dipendente dagli Usa, pur con il supporto esterno dell’Uk e il “deterrente” strategico e politico della Francia. Insomma: mette le basi per esser pronti a questa possibile futura decisione.
Nella vicenda dazi, la Commissione si è comportata come un amministrazione di condomìnio: creare le condizioni perché sia garantito lo status quo e non turbi l’andirivieni dei condòmini, assecondando le minacce esterne e, dipingendo le “facciate del palazzo” sì da non turbare i potenti condomìni vicini, cedendo loro anche diversi “posti macchina”.
Ma l’Ue è un condominio o un soggetto politico in essere per realizzare il “sogno” del Manifesto di Ventotene – a parte Meloni e Salvini che hanno capito e studiato poco? A Bruxelles non c’è anche uno dei principali edifici dell’Unione che è dedicato ad Altiero Spinelli?
Quale strategia per arrivare ad una Unione politica federalista che superi l’attuale dicotomia bloccante di Unione (espressione del Parlamento) e Consiglio europeo (espressione degli Stati membri)?
Le conquiste politiche, sempre e ovunque (almeno nella storia che conosciamo), non si raggiungono assecondando le controparti, ma affermando su di esse la propria uguaglianza, forza e potenza. Una sorta di conflitto che, se nel nostro caso non è in armi, è pur sempre una guerra.
Quale migliore occasione dei dazi per rendersi adulti dal “babbo Usa” , che rispettiamo per averci consentito – Europa – di rinascere dalle ceneri del nazi-fascismo, dandoci la forza che ci ha portato a creare l’Unione (Trump su questo sarebbe perplesso, ma è un suo specifico problema…).
Cedere sui dazi al “babbo prepotente” è come rinunciare alla politica del green deal, ai trattati di Schengen, all’Euro e alla Banca centrale europea, rinunciando alla Corte di Giustizia.
Altrimenti, quando, come e dove costruiremo gli Stati Uniti d’Europa? Senza una “guerra”, cioè non assecondando e scontentando alcuni, non crediamo sia possibile. Le guerre presuppongono sacrifici, siamo disposti a farli per l’Europa?
Vincenzo Donvito Maxia – presidente Aduc
1 – https://www.aduc.it/articolo/dazi+usa+ue+forse+guerra+andava+combattuta_39593.php