
Pubblicava sui social numerosi reel e post che richiamavano la propaganda jihadista tipica di un’organizzazione terroristica come l’Isis ed è per questo che i poliziotti della Digos di Bologna e quelli del Centro operativo per la Sicurezza cibernetica di Bologna hanno eseguito una perquisizione locale personale e informatica nei confronti di un 24enne residente nella provincia di Bergamo indagato per il reato di istigazione a delinquere commessa attraverso strumenti informatici.
L’attività è stata svolta nell’ambito di una indagine scaturita da un’attività di monitoraggio sui social media, nel corso della quale era emerso all’attenzione degli investigatori il profilo Facebook di un giovane di origine marocchina che contava oltre 5 mila followers.
In tale ambito sono stati rilevati ed analizzati numerosi canti e video ed altri contenuti multimediali che richiamavano, tra l’altro, gesta di mujaheddin dello Stato Islamico, autori di azioni suicide in nome e per conto di tale organizzazione terroristica, o richiami al jihad armato.
Ad esempio il 9 dicembre del 2023, il giovane aveva pubblicato un reel con l’immagine di una tastiera di computer e un Corano, su cui era sovrapposta l’effigie dell’Isis. Il testo, in arabo, esprimeva una forte critica alla società occidentale e al suo stile di vita, contrapponendola al mondo islamico, una retorica tipica dell’ideologia jihadista. Il reel era accompagnato da un canto jihadista intitolato “I Leoni della gloria aspettano”, che invocava l’avvento di una società islamizzata.
E a febbraio 2024 nel suo profilo il 24enne aveva pubblicato un reel raffigurante un uomo che cantava il canto islamico “nasheed” e “Il nostro Stato è vittorioso”, con espliciti riferimenti all’Isis. L’immagine di accompagnamento era quella di Abu Osama Al Tunisi, noto combattente dell’Isis deceduto in Siria.
Da un’analisi più approfondita del profilo gli investigatori hanno scoperto che oltre 60 dei 300 reel pubblicati dal 24enne contenevano canti di connotazione jihadista, apparsi anche su piattaforme dell’Isis e aveva pubblicato un testamento in arabo, esprimendo il desiderio di entrare in paradiso.
Per non farsi individuare il ragazzo, oltre a spostarsi di continuo sul territorio nazionale aveva impostato restrizioni di privacy sul suo profilo Facebook, impedendo la visualizzazione dei contenuti.