
L’utilizzo dei social network è sempre più diffuso, e comporta che chiunque può liberamente esprimere opinioni tramite un commento che verrà letto da un numero elevatissimo di persone.
Si dovrebbe, quindi, prestare attenzione a ciò che si scrive e al linguaggio utilizzato. Ma è evidente come – spesso – non vi sia limite ai commenti di cattivo gusto.
Proprio sul cattivo gusto, e sulla potenzialità diffamatoria, di questi commenti si è occupata la Corte di Cassazione nella sentenza n. 22341 del 13 Giugno 2025 (1).
Secondo la Corte, è consentito ogni commento che manifesti la propria disapprovazione e che non configuri una gratuita ed immotivata aggressione alla reputazione altrui.
Esprimere la propria disapprovazione con termini offensivi non comporta automaticamente la violazione della Legge, poiché anche un termine genericamente offensivo deve essere valutato nel suo contesto e nella capacità dello stesso di esprimere un mero giudizio critico negativo.
Nel caso di un giudizio espresso su un social network, per valutare se lo stesso configuri reato, si deve considerare in che modo è stato utilizzato il legittimo esercizio del diritto di critica, che potrebbe appunto assumere modalità di esercizio definite eccentriche, e soprattutto il limite del rispetto dei valori fondamentali della persona può dirsi superato solo quando la persona offesa venga, a causa del commento, esposta al disprezzo pubblico, alla derisione, grazie a commenti personali, umilianti o anche ingiustificatamente aggressivi.
Il Caso
Una donna era stata accusata, e condannata, per diffamazione perché, tramite diversi post pubblicati su Facebook, aveva offeso una persona.
La condanna prevedeva il pagamento di una cospicua multa nonché il risarcimento del danno.
La donna decideva di ricorrere in Cassazione che che la assolveva in quanto riteneva che i commenti postati erano sicuramente di cattivo gusto ma non diffamatori: la donna aveva solo ribadito la propria opinione ovvero che la persona offesa non era in grado di attirare pubblico in occasione di eventi culturali.
Sara Astorino Landi, legale, consulente Aduc