
Benedetto XVI a suo tempo ci aveva messo in guardia dell’esistenza di un Concilio di carta, cioè raccontato dai mass media, e uno effettivo, vissuto dai Padri sinodali. Sta capitando la stessa cosa in questi giorni per quanto riguarda l’imminente Conclave. C’è una distanza siderale tra quanto viene percepito dall’opinione pubblica e quanto accade veramente. Certo era prevedibile lo scatenarsi ogni giorno, ogni ora, dei giornalisti con il cosiddetto “totopapa”. Quando la sede di Pietro è vacante, tutti diventano esperti “papologi”.
Si fanno pronostici, si esprimono preferenze, si avanzano desideri, si indicano i pontefici, si fa il tifo per questo o per quell’altro cardinale. Tuttavia Mimmo Muolo su Avvenire del 30 aprile sostiene “che quasi mai i papi si sono succeduti tra loro in base al criterio della copia conforme”. (Farsi stupire dalla creatività, 30.4.25, Avvenire) Continua Muolo, “dopo Giovanni XXIII non è venuto Giovanni XXIV, ma Paolo VI, umanamente, spiritualmente e culturalmente assai diverso del suo predecessore. Ma questa diversità non gli ha impedito di portare a termine l’opera più bella del suo predecessore, il Concilio Vaticano II. E dopo Giovanni Paolo II non è venuto Giovanni Paolo III, ma Benedetto XVI”. Il riferimento ai due papi santi Roncalli e Wojtyla non è casuale erano molto popolari tra la gente come il papa argentino, però questo non può essere l’unico criterio per scegliere un Papa.
In questi giorni si parla di continuità, ma che cosa significa? Innanzitutto continuità rispetto a che cosa? Anche in questo caso occorre guardare alla Storia della Chiesa. E’ necessario non separare il Papa, chiunque egli sia, da quella storia o, peggio ancora, isolarlo dalla comunità ecclesiale, in una visione manichea, secondo cui tutto il positivo sta da una parte e il negativo dall’altra. Questa è la Chiesa di “carta” per tornare all’avvertimento di Papa Ratzinger. Il Papa deve essere espressione della Chiesa vera, cioè della comunità dei credenti. La continuità che dobbiamo invocare in questi giorni è quella rispetto all’azione dello Spirito Santo, che soffia dove vuole.
Lasciamo dunque allo Spirito la libertà di indicare quale debba essere la linea della continuità, ai cardinali nella Sistina di discernere la sua voce scegliendo il candidato più idoneo. Soprattutto lasciamo che il nuovo Pontefice si muova secondo “quella continuità creativa (dove la creatività sta anche nella personale indole del nuovo Pontefice), che ha sempre caratterizzato il passaggio di testimone da un Papa all’altro”. Del resto è stato così con papa Francesco rispetto a Benedetto XVI. E comunque ogni Pontefice, per quanto riguarda il Magistero, è sempre in continuità con il deposito della fede di cui è custode, in quanto nessuno può mutarlo. Quello che succede in un conclave rimane un mistero, i vari papabili spesso poi non vengono eletti, basta andare a vedere gli ultimi conclavi, vedi l’elezione del cardinale Karol Wojtyla, san Giovanni Paolo II (1978-2005), dopo secoli di pontificati “italiani”, era uno sconosciuto, nessuno lo aveva ritenuto papabile.
DOMENICO BONVEGNA
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