Elezioni europee. Considerazioni elementari contro la presunta ‘perdita di controllo’

Le elezioni europee sono occasione per ricordare che l’idea di una “perdita di controllo”, perorata da alcuni esponenti politici di spicco e con grande evidenza mediatica, è una pura menzogna nazionalista. L’Europa ha tutti i difetti della Terra, forse. È una costruzione complicata, ibrida, ambigua. Certamente. Ma  non è in alcun modo il mostro burocratico illegittimo che la propaganda sovranista descrive.

 

Confisca del potere? È una favola. Innanzi tutto perché l’Unione obbedisce, molto costituzionalmente, al principio di sussidiarietà. Vengono inviati a Bruxelles solo problemi insolubili a livello nazionale. Il resto – tutto il resto – politica dell’istruzione, della sicurezza, sociale, le usanze, il livello delle imposte, l’importo dei salari, il diritto del lavoro, l’assetto del territorio e molte altre cose, sono riservati agli Stati nazionali.
Si dice anche che quasi tutte le leggi italiane siano decise a Bruxelles. Falso. E’ un’affermazione che non ha senso. E’ vero invece che gli Stati membri dell’Ue devono adeguare la propria legislazione nazionale all’ordinamento dell’Unione europea, e lo fanno con la legge di delegazione europea e la legge europea, leggi che gli stessi Stati approvano: la prima fornisce al governo le deleghe necessarie per includere nuove direttive e altri atti legislativi Ue nell’ordinamento nazionale, la seconda contiene norme di diretta attuazione, che possono modificare o abrogare leggi statali in contrasto con le vigenti norme Ue.

E quindi è un procedimento logico se si appartiene ad un organismo politico extranazionale che si è costituito proprio per armonizzare la propria legislazione a quella degli altri Stati membri.
Gli stessi sovranisti dicono che la Commissione eserciti una sorta di dittatura invisibile. Falso anche questo. I commissari hanno un potere di proposta. Le decisioni, quelle reali, sono prese congiuntamente dal Consiglio europeo, che rappresenta i governi eletti, e dai deputati del Parlamento europeo, che sono nominati a suffragio universale diretto. Le decisioni sono prese a maggioranza qualificata, il che significa che una minoranza di Stati, se sono d’accordo, ha potere di veto.
È la complessità del dispositivo che rende difficile comprendere il processo. Ma questa complessità è inevitabile: gli Stati non vogliono – a tutti gli effetti – rinunciare alla propria sovranità. Da qui il potere del Consiglio europeo, dove ognuno pesa per un voto, che spesso supera quello del Parlamento, dove le maggioranze sono di parte e non nazionali.
In realtà, è spesso il camuffamento tattico di alcuni leader nazionali che dà la sensazione di decisioni cadute dall’alto senza consultazione: leader che quando tornano nella loro nazione imputano all’Unione, o alla Commissione, le decisioni che loro stessi hanno approvato a Bruxelles. Questa è la realtà del potere di Bruxelles, che è molto più democratico e rispettoso degli Stati di quanto si creda.
Considerazioni elementari che è bene tener ben presente, in qualunque contesto, s’ da andare al voto per il rinnovo del parlamento con consapevolezza di causa ed effetto.

Vincenzo Donvito, presidente Aduc