
Roma – “Il sovraffollamento non solo rompe la proporzione di luce, di aria, di spazi, di dignità e di speranza che dovrebbe spettare a ciascun detenuto. Il sovraffollamento non solo rompe la proporzione della pena al fatto commesso, trattandosi di una pena aggiuntiva. Il sovraffollamento rompe anche la giusta proporzione tra il complessivo lavoro da svolgersi all’interno degli istituti, e il numero degli operatori che concretamente vi prestano servizio. La rottura di tale proporzione implica che i soggetti impiegati nei vari settori del carcere, non riescono materialmente a seguire in maniera adeguata tutti i soggetti ristretti e le problematiche connesse, con la conseguenza che il sistema si avvia verso il collasso.
Auspicando che tale collasso non avvenga mai, è facile, tuttavia, immaginare la sua concreta possibilità, trattandosi di strutture per adulti e per minorenni che scoppiano di detenuti e in cui non vi è al contempo personale a sufficienza per gestire tutte le situazioni e le criticità sussistenti. Il sovraffollamento degli istituti di pena rende necessario incrementare personale e piante organiche. Le piante organiche tengono conto spesso di situazioni standard, fondate sulla capienza regolamentare e non sui detenuti effettivamente presenti e sulla reale emergenza. Tale incremento di personale negli istituti, oltre all’area della sicurezza dovrebbe coinvolgere anche l’area sanitaria, l’area amministrativa contabile e l’area educativa, ovvero quella finalizzata alla riabilitazione e reintegrazione sociale dei detenuti”.
Lo dichiara in una nota Giuseppe Maria Meloni, portavoce dell’iniziativa Piazza delle Carceri e della Sicurezza del cittadino.